Bruno Contrada da due giorni è tornato a essere un uomo libero, dopo aver scontato la condanna a 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, ma la sua vicenda processuale non è conclusa.
Un ricorso straordinario è stato presentato in Cassazione contro la decisione con la quale la seconda sezione della Corte, il 5 giugno scorso, ha respinto l'istanza di revisione del processo all'ex 007. Secondo il legale dell'ex funzionario del Sisde, l'avvocato Giuseppe Lipera, la sentenza di rigetto della Suprema viola l'articolo 111 della Costituzione, che prevede come ''ogni processo si svolga nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale".
Per il penalista dall'indagine difensiva era emerso che, nell' ambito di indagini sulla strage Borsellino il pentito Vincenzo Scarantino aveva fatto ''nuove accuse a carico di Bruno Contrada'' e la Procura di Palermo ''diede incarico alla polizia giudiziaria di fare indagini'', ma ''l'esito fu sconfortante", e per questo le dichiarazioni non furono utilizzate. A svelare la vicenda è stato il procuratore aggiunto di Palermo Antonino Ingroia, nel suo libro 'Nel labirinto degli Dei'. Secondo l'avvocato Lipera il mancato versamento dell'atto istruttorio nel fascicolo del pm avrebbe ''impedito alla difesa di esercitare le azioni che avrebbero potuto chiarire il contesto in cui stava maturando tutta la vicenda giudiziaria e di usare ogni strumento utile per fare emergere la verità''.