Sembra un caso, ma molti dei consiglieri comunali che troviamo indaffarati in questi giorni di campagna elettorale, tappezzando di manifesti a volte abusivi l'intera città, sono gli stessi consiglieri comunali che in questi giorni si sono letteralmente tenuti lontani dall'aula del consiglio comunale.
Giovedì 22 marzo, il presidente del Consiglio comunale, Alberto Campagna, convoca una riunione per discutere le misure da approntare per la serrata dei lavoratori della Gesip e dell'AMIA. Si presenteranno in quattro. Come gli scolaretti agli ultimi giorni di scuola, i consiglieri abbandonano i banchi. Guai ad assimilare i loro volti ed i loro nomi all'aumento della Tarsu o il varo dell'IMU previsto per giugno, in campagna elettorale certe cose sono peggio di una iuattura.
E allora? Allora via al valzer delle giustificazioni, dei ritardi e delle assenze. Il commissario Latella copre tutto e tutti, con meno di 40 giorni di campagna elettorale la città può attendere. Peccato che nel frattempo i cittadini aspettano con sempre meno pazienza il giorno del voto, pronti a riconfermare vecchie faccie e nuove proposte.
Alla domanda su chi siano gli assenti cronici il presidente Campagna non risponde, anche lui in fondo deve fare gioco di squadra. Ma cosa temono i consiglieri comunali? Oltre al rischio elettorale, c'è un altro rischio non del tutto scongiurato. Se il commissario Latella fosse costretto a portare i libri contabili del comune di Palermo per fallimento, una norma prevede l'immediata decadenza del consiglio comunale e l'ineleggibilità per dieci anni di tutti i consiglieri che ne hanno fatto parte.
Una sonora bocciatura che taglierebbe le gambe a molte candidature forti, arrivando persino a bloccare la corsa alla poltrona di sindaco di alcuni degli 11 candidati, difficile da spiegare a qualsiasi segreteria politica e soprattutto agli elettori che puntano le loro chances lavorative sul successo di un loro rappresentante a Palazzo delle Aquile.