IN SERATA E' ARRIVA LA SENTENZA. Accolto il ricorso del Quirinale. La Corte costituzionale ha deciso che le registrazioni delle telefonate intercettate tra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino debbano essere distrutte. La sentenza della Consulta mette dunque un punto al braccio di ferro tra il Colle e la Procura di Palermo sul conflitto tra poteri dello Stato nella vicenda della presunta.
Non spettava dunque alla Procura, secondo quanto deciso dai giudici costituzionali, valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica. Le motivazioni della sentenza verranno depositate a gennaio.
Si è svolta l'udienza pubblica alla Corte Costituzionale sul conflitto sollevato dal Quirinale nei confronti della Procura di Palermo in merito alle intercettazioni indirette che coinvolgono il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, disposte nell'inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia.
In aula è presente anche il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo. "Sono qui – ha detto il procuratore ai cronisti - perchè non ho mai assistito finora a un'udienza della Corte Costituzionale. E' un momento interessante".
A prendere la parola sono stati i relatori della causa, i giudici Gaetano Silvestri e Giuseppe Frigo. Poi sarà la volta delle arringhe dell'Avvocatura dello Stato, in rappresentanza del Colle, e del pool di professori che assiste i magistrati siciliani.
"All'attività del presidente della Repubblica va riconosciuta immunità giuridica funzionale all'esercizio dei suoi poteri e le intercettazioni telefoniche sono in contrasto con questa prerogativa giuridica". Così l'avvocato generale dello Stato, Michele Dipace, ha motivato il conflitto di attribuzione mosso dal Quirinale contro i pm palermitani. Per Dipace, le intercettazioni telefoniche non devono entrare nel processo penale e non possono essere oggetto di alcuna valutazione in quanto inutilizzabili, e devono essere distrutte, senza un contraddittorio sul loro contenuto: "La Procura di Palermo ha trattato queste intercettazioni come normali intercettazioni, non ha tenuto presente il fatto che siano intercettazioni illegittime", perchè riguardano il Capo dello Stato e vietate dall'articolo 90 della Costituzione e dalla legge collegata 219 del 1989.