Da operatori del settore, la notizia di un nuovo disegno di legge pronto ad imbavagliare l'informazione online ci mette in allerta. Ad ogni nuova manovra parlamentare di un certo peso, spunta sempre un disegno di legge che vuole fermare a tutti i costi quel pericoloso settore della Rete, con quella sua capacità di scoprire e diffondere rapidamente gli inciuci, i reati della politica ma anche in grado di informare tempestivamente i propri lettori, come accaduto su Palermo Report nel caso del terremoto, quando in molti si sono chiesti l'entità del sisma.
Il ddl Butti vieta l'utilizzo di qualsiasi notizia proveniente da un giornale o da un mezzo stampa, senza che vi sia un accordo commerciale tra le parti. E qui, ovviamente si apre un altro problema. Cosa accade quando un giornale o un telegiornale prende le notizie da un sito o da un blog? Vi ricordate la questione Grande Migliore? Proprio da queste pagine lanciammo la notizia, insieme a tante altre riprese poi in giro da tutti.
Qualche giornale o altra redazione online si è premurata di informarci? No, la notizia, una volta data, è di dominio pubblico. Per citare il lavoro svolto in altre redazioni su Internet si è soliti usare i links che rinviano all'articolo originale, ma vietare con una legge l'utilizzo o la citazione di qualsiasi giornale senza un accordo commerciale non è solo da irresponsabili e limitante del diritto di informazione, ma anche impossibile da realizzare tecnicamente.
Con i ritmi giornalieri di ogni singola redazione, fare una ricerca delle "citazioni illecite" qualsiasi autorità garante si troverebbe davanti una mole di lavoro enorme, possibile solo tramite programmi in grado di scandagliare qualsiasi aspetto della vita di un utente in Rete, in palese violazione con i suoi diritti di privacy.
Il ddl bavaglio, ancora una volta, passa sotto silenzio, mentre il governo Monti si piega alle lobby e si appresta a chiedere la fiducia al Parlamento