"Sono qua a prendermi mie responsabilità, a chiedere scusa a tutta la città di Palermo, alla mia famiglia che mi ha fatto crescere in un contesto di valori". Sono le prime parole di Fabrizio Miccoli, che oggi ha incontrato la stampa.
Il bomber rosanero è indagato per estorsione e accesso abusivo a sistema informatico: avrebbe commissionato al suo amico Mauro Lauricella - figlio di Antonio, boss del quartiere Kalsa, detto 'U Scintilluni', arrestato nel settembre 2011 dopo un periodo di latitanza - di riscuotere una somma di denaro dai gestori di una discoteca di Isola delle Femmine, nel Palermitano, e avrebbe inoltre convinto in titolare di un centro di telefonia a intestare alcune sim a ignari clienti per darle in uso a Lauricella proprio nel periodo in cui il padre di quest'ultimo era ricercato.
Sul numero 10 pendono anche le affermazioni da lui stesso pronunciate e intercettate dagli investigatori quando, in compagnia di Lauricella, ha definito il giudice Giovanni Falcone ''un fango". Parole che hanno provocato la reazione indignata di tutti, compresi i tifosi.
"Sono tre giorni - ha detto Miccoli - che non riesco a dormire. Sono uscite delle cose che non penso assolutamente e l'ho dimostrato anche con i fatti. Nel ventesimo anno morte del giudice Falcone ero in campo insieme a magistrati, giudici e tante persone a testimoniare per lui e tutte le vittime della mafia".
"Sono qua - ha proseguito Miccoli, visibilmente emozionato - a prendermi mie responsabilità chiedere scusa a tutta la città di Palermo, alla mia famiglia che mi ha fatto crescere in un contesto di valori rispetto. Ho telefonato alla signora Falcone e mi ha detto parole bellissime. Mi ha detto di chiedere perdono alla città di Palermo, non a lei ma a tutta la città".
Un Miccoli commosso soprattutto quando parla dei figli "che - ha spiegato - voglio fare crescere nella massima legalità, come sono cresciuto io. Io sono un calciatore, non sono un mafioso. Sono contrario a tutti i pensieri della mafia. Ho cercato in questi anni che sono stato qui di essere amico, spontaneo con tutti senza pensare a cosa andavo incontro".
"Io - ha aggiunto Miccoli rispondendo ai cronisti - voglio diventare un testimonial positivo per i giovani. Io solo oggi mi rendo conto di avere sbagliato, ma in questi anni ho cercato di essere non 'Miccoli, il capitano del Palermo' ma solo 'Fabrizio', con tutti, sperando di trovare dall'altra parte persone pulite. Ho frequentato tante persone senza neanche sapere chi fossero. Ho sempre aiutato tutti, anche chi non aveva magari come pagare la bolletta della luce. Ho sempre detto sono 'uno di voi, Fabrizio'. Oggi mi rendo conto di avere sbagliato".
"Dimostrerò con i fatti, ci tengo - ha ribadito più volte Miccoli - che non sono un mafioso. Sono contro la mafia e spero che mi sia data la possibilità di dimostrarlo con i fatti. Sono fiducioso e sono contento di essere stato chiamato a dire chi sono io (ieri il lungo interrogatorio ndr.), che persona sono".