Palermo ricorda oggi il giudice Cesare Terranova e la sua guardia del corpo, il maresciallo di Polizia Lenin Mancuso, assassinati dalla mafia il 25 settembre del 1979.
Il giudice Terranova portò avanti le indagini che videro coinvolto il sindaco di Palermo Salvo Lima oltre a quelle sugli omicidi di mafia commessi a Corleone tra il '58 e il 1963. Indagini che portarono al processo che vide imputato tra gli altri (115 mafiosi) il capo dei corleonesi, Luciano Liggio. Processo che si concluse nel 1968 con l'assoluzione degli imputati da parte del Tribunale di Catanzaro, per insufficienza di prove. Decisione contro cui venne opposto ricorso e che portò al riconoscimento della colpevolezza di Liggio, che sarà poi condannato all'ergastolo nel 1974.
Il nome di Terranova è legato alla ricerca della verità sulla strage di Ciaculli negli anni '60 nella quale persero la vita un maresciallo dei carabinieri e due appuntati, in seguito allo scoppio di una alfetta riempita di tritolo.
Terranova considerato il predecessore di Falcone e Borsellino nella lotta alla mafia, fu il primo a sospettare che in Sicilia esistesse una Commissione mafiosa in Sicilia, e questo grazie ad un rapporto confidenziale dei Carabinieri del 28 maggio 1963, che provava l'esistenza di un gruppo di 15 persone dedite ad attività mafiose, 6 solo nella città di Palermo.
Dopo il tribunale di Catanzaro, anche quello di Bari assolse 64 imputati di mafia tra cui Totò Riina, era il 10 giugno del 1969. Un duro colpo per il magistrato.
Quando fu ammazzato Terranova era Capo dell'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo dopo anni passati in politica nel tentativo di poter trovare mezzi e forze per combattere da lì la mafia. Presto si accorse che non era possibile e decise di tornare a fare il magistrato, provando a collegare la sua attività giudiziaria con quella del Parlamento, proponendo idee e metodi e facendo denunce, ma proprio questo lo portò alla morte.
Per il loro omicidio sono stati condannati come mandanti il 15 maggio del 2000 Salvatore Riina, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia, Pippo Calò, Nenè Geraci, Michele Greco. Leoluca Bagarella, Vincenzo Puccio, Pippo Gambino, Ciccio Madonia, esecutori materiali. Nell'ottobre 2004, la Corte di Cassazione ha confermato gli ergastoli per Totò Riina, Michele Greco, Nenè Geraci e Francesco Madonia.