Alla conferenza stampa sulla cattura, in Venezuela, del boss di cosa nostra Salvatore Bonomolo latitante dal 2007, era presente, non a caso, il procuratore aggiunto della Dda Antonio Ingroia. Non a caso, perché è si lui ad aver coordinato le indagini (insieme al sostituto Lia Sava), ma in questo particolare momento, il suo nome accostato al Sud America ha un sapore tutto diverso dopo l'annuncio, a luglio, di aver accettato l'incarico in Guatemala, dove sarà a capo dell'unità di investigazione e analisi criminale per conto delle nazioni Unite. Ci aveva detto che ci sono fili che portano lì e vanno riannodati e lo ha ribadito oggi ai giornalisti "E' necessario irrobustire gli strumenti legislativi, soprattutto nell'ambito della criminalità transnazionale, non esistono isole felici in cui i boss possano restare impuniti, e' bene che lo sappiano"
Poi un riferimento, seppur indiretto, a quanto accaduto nell'ultimo mese "Altro elemento importante che a mio parere emerge con la cattura del boss Bonomolo è che che lo strumento delle intercettazioni è prezioso, dobbiamo tenercelo stretto e difenderlo". A condurre al boss infatti sono state proprio le telefonate effettuate dai parenti che lochiamavano da impianti telefonici pubblici. Gli inquirenti hanno intercettato una chiamata della sorella partita dal Carrefour di via Scalea e poi un'altra da una cabina cabina in via Belgio.
Bonomolo, indicato come esponente di spicco della famiglia mafiosa di "Palermo Centro " mandamento di "Porta Nuova". e' stato rintracciato grazie ad un'operazione congiunta condotta dalla Sezione Catturandi della Questura di Palermo, dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato,dall'Interpol e dalla Polizia Venezuelana.
L'attività investigativa era iniziata lo scorso aprile, e conclusasi il 24 agosto a Porlamar cittadina venezuelana, situata nell'isola di Margarita. Bonomolo è stato catturato nei pressi del Sambil, uno dei più importanti Centri Commerciali del luogo.