Ma non si doveva dimettere la maggioranza dei deputati dell'Ars per bloccare la “farsa” del governo Lombardo e andare subito alle elezioni, con tanto di conta e dimissioni depositate dal notaio? Ma il Partito Democratico non era uscito dalla Giunta di Governo per arrestare la “farsa” delle continue nomine di sottogoverno da parte di Raffaele Lombardo? Ma l'UdC e lo stesso PD non avevano giurato su una mozione di sfiducia a Lombardo per porre un freno alla “farsa” del così detto Governo Tecnico? Ma non si doveva diminuire il numero dei deputati all' Assemblea Regionale per abbattere i costi della “casta”?
Per pochi giorni sembrava che il binomio casta e pura potesse agguantare un barlume di concretezza all'interno della classe politica regionale. Ovviamente così non è stato, e la Casta impura è rimasta , barricata in un gelante silenzio strategico in attesa che qualcuno faccia il primo passo. Tanti buoni propositi nulla di concreto. La dialettica politica di promessa continua stoicamente ad avere il sopravvento sulla dignità, trasparenza e coerenza dei nostri politici, ormai completamente chiusi a riccio e concentrati solo su calcoli numerici e alleanze partitiche, con l'unico scopo di salvare il salvabile provando a garantirsi poltrone e rielezione. Tutto ciò, mentre il governo regionale prova a entrare nel guinness dei primati per numero di assessori cambiati in una legislatura.
Ritorna in mente l'analisi linguistica/sociologica di un noto scrittore siciliano del 900... “ i siciliani non usano quasi mai i verbi al futuro, in Sicilia si usa dire domani vado e non domani andrò. Perché il siciliano non ama i cambiamenti, ha un endogena paura del futuro, del cambiamento, perché da noi si usa dire – meglio u tinto conosciuto che u tinto a conoscere-”
Ma a bilanciare questa triste verità, è pur vero che il nostro popolo storicamente ha dimostrato di essere anche capace di porre dei limiti alla sopportazione, spesso lontani e sempre rimandati, ma quando superati capaci di generare un giustizialismo in stile “ghigliottina”, senza troppi ripensamenti e valutazioni specifiche, facendo spesso di tutta l'erba un fascio. Ma questo fa parte della storia e del pericoloso sentimento della disperazione, condizione psicologica in cui si perisce o si dice basta aprendo al cambiamento reale.
Ugo Piazza