Continua a stringersi la maglia degli inquirenti attorno al così detto sistema Giacchetto. L'imprenditore della comunicazione che avrebbe per anni egemonizzato il mercato dei fondi pubblici al ramo. Nuovi scenari emergono dalle dichiarazione di un ex dipendente dell'ente di formazione Ciapi, interrogato dalla Guardia di Finanza. Da quanto emerge dalle dichiarazioni di Roberto Casale, è questo il nome dell'ex dipendente, le gare e i sorteggi per le ditte invitate a partecipare alle gare erano solo una farsa, "solo sulla carta". Le dichiarazioni sono pesanti e chiare: " i sorteggi erano finti veniva deciso tutto in via Ruggero Settimo, un collega spesso tornava con elenchi e anche documenti di gara, come bandi e capitolati, spesso mi venivano portati dei file con già tutto deciso. Così io provvedevo a inserire i dati ed a invitare le ditte decise a monte.
Anche se dai verbali, degli interrogatori dello stesso Casale, molti sono i non ricordo e non può confermare la sua presenza in alcuni sorteggi di di ditte. Ma l'interessato dice anche che comunque il sistema non permetteva a nessuno di opporsi, chi si rifiutava di mettere una firma o parlava troppo aveva vita breve all'interno del Ciapi. Casale, che ha lavorato al Ciapi dal 1975 al 2010 faceva parte della commissione che si occupava delle gare e trattative private con Carmelo Bellissimo e Salvatore Giangrasso. il primo indagato per truffa, il secondo per il momento è stato ascoltato solo come testimone. Sempre in attesa di ulteriori accertamenti quello che emerge è che comunque erano sempre le stesse ditte ad aggiudicarsi le gare, e tutte, vicine a Giacchetto, con un sistema ben strutturato di fatturazioni gonfiate e prestazioni ridotte rispetto a quanto riportato nella documentazione di gara. Alcune società sono risultate neanche iscritte all'albo dei fornitori.