In attesa che arrivino le prime cartelle esattoriali legate alla rata iniziale dell'IMU, intanto, un fiume di cartelle dell'Agenzie delle Entrate, quelle inerenti al mancato pagamento del canone Rai, sta per arrivare nella case degli italiani.
Intendiamo parlare proprio di questa tassa, il canone Rai. In un'Italia già tartassata dalle tasse e già con l'acqua alla gola, solo per fare un favore alla cosiddetta tv pubblica, che tutto è fuorchè pubblica, il Governo, lo Stato, o chi volete voi, ha deciso di rendere quella che era una scelta, un obbligo.
Come muoversi?
In un Paese libero e democratico questa non è classificabile come tassa dovuta per servizio reso, poichè il fatto di possedere un televisore e vedere tutti quei canali che trasmettono via satellite, appunto in chiaro, non vuol dire necessariamente fruire dei canali rai.
Tutti i maggiori networks mondiali trasmettono in chiaro via satellite e se la rai e chi l'ha appoggiata pensano sia scontato il fatto che ogni possessore di televisore e di parabola fruiscano dei loro servizi, si sbagliano di grosso.
Quello che è stato definito il servizio pubblico, la tv pubblica, è tutto fuorchè ciò che paventa di essere. Un network lobbizzato e politicizzato, monopolizzato per decenni dai partiti politici che ne hanno influenzato linee editoriali, contenuti e palinsesti non può e non deve essere sostenuto da una tassa di Stato, non deve essere a carico degli italiani.
La rai non può dimostrare che un utente fruisca dei propri servizi e quindi l'utente è stato "raggirato" rendendo il canone tassa. Ma ci sarebbero tutti i presupposti per ricorrere alla Corte Europea per i diritti del cittadino, poichè questo rimane l'unico esempio, assai brutto peraltro, di un sistema che ha teso a salvaguardare un'azienda sull'orlo del baratro, caricandola sulle spalle degli italiani.
E poi hanno anche il coraggio di chiamarla tv pubblica.....