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Camera di Commercio di Palermo: scomparse 1400 ditte individuali solo nel 2011

 

Nei primi nove mesi del 2011, si conta una fuoriuscita dal mercato di circa 1.400 imprese. Un dato allarmante e significativo, emerso dalla relazione sull'andamento dell'economia nella provincia di Palermo nel 2011 realizzata dalla Camera di Commercio. Ed è al futuro sindaco che il presidente della Camera di Commercio Roberto Helg, commentando lo studio, rivolge un appello " sono necessarie politiche mirate a un cambio di rotta – ha detto – perché la situazione non gode di buona salute". La crisi ha colpito indiscriminatamente grandi aziende, cliniche private, artigiani, commercianti e tante attività del terziario escluse dagli ammortizzatori sociali e abbiamo assistito alla chiusura di attività storiche, in ultimo De Magistris- Bellotti e l'Hotel Ponte». 

Sulla disoccupazione nella provincia palermitana, si rileva che il tasso è del 31% per quanto riguarda i giovani e sale al 45% nella fascia di età tra i 15 e 24 anni. La ripresa economica è lenta e le previsioni per il 2012 indicano una nuova spirale recessiva. Anche la produzione continua a ridursi (-8,7%) e la domanda stenta a ripartire (ordinativi: -6,8%). Lo scorso anno - si legge nel rapporto -  l'economia palermitana ha continuato a risentire del clima di incertezza diffusa e non è stata in grado di cogliere i minimi segnali di miglioramento, che hanno sfiorato alcuni settori dell'economia, come l'export. Le riduzioni più marcate del fatturato si riscontrano nell'agricoltura (-9,6%) e nei servizi (-8,7%), mentre risultano meno intense nel manifatturiero (-7,9%) e nelle costruzioni (-3,5%). Nel dettaglio, la performance negativa dei servizi risulta condizionata dalla dinamica del terziario avanzato (fatturato: -10,9%) e dei trasporti (-10,4%), mentre contrazioni del volume di affari meno incisive si rilevano per il turismo (-7,2%). Nel commercio, invece, registrano una contrazione di entità analoga al 2010 (-10%), mentre nel manifatturiero le difficoltà maggiori vengono segnalate dalle imprese dei mezzi di trasporto, con un fatturato, pari a -17,7% e dalle «altre» industrie (-13,6%).

Le imprese di piccole dimensioni (da 1 a 9 addetti) e quelle artigiane, invece, risultano maggiormente colpite e scontano i colpi di coda della crisi economica, registrando un fatturato pari rispettivamente - a 10,8% e -8,3%.

 

Nel rapporto si legge che "Il palermitano esprime una dinamica del prodotto interno lordo a prezzi correnti pari al +1,8%, inferiore a quella della regione (+2%) ed a quella italiana (+2,2%). Il modello di sviluppo risulta dipendente dai consumi interni e poco diversificato sui mercati esteri. La struttura economica provinciale risente, dunque, negativamente di un modello di specializzazione produttiva scarsamente orientato al mercato, dominato da un terziario , che ruota attorno a un settore pubblico ipertrofico e poco competitivo".

Un dato rilevante è quello legato al settore della Sanità. Nella relazione della Camera di Commercio si legge che "La Sicilia è la regione italiana che fa registrare la più bassa spesa sanitaria pro capite, è anche vero però che il rapporto spesa/Pil scavalca nell'Isola (e nel resto del Mezzogiorno) la soglia del 10%, contro il 6,3% del Centro-Nord. Dal 2001 al 2010, cioè dall'avvio del federalismo, la spesa sanitaria pubblica si è complessivamente accresciuta in Sicilia del 36,6%, cioè ad un tasso più contenuto della media nazionale (45,2%). La Regione ha accumulato nel periodo in esame ingenti disavanzi" e si legge ancora " Le misure del Piano di rientro hanno permesso di ridurre gradatamente il deficit del sistema sanitario regionale, anche se permangono alcuni fattori di criticità, in particolare la riduzione del numero delle aziende ospedaliere, l'accorpamento o la soppressione di alcune piccole strutture, l'inasprimento dei ticket e dei tributi locali, il taglio del numero dei posti letto per acuti, nonchè l'organizzazione delle attività assistenziali per grandi ambiti territoriali"

 

Non mancano comunque le proposte nel rapporto della Camera di Commercio "riorganizzazione e riduzione delle inefficienze della pubblica amministrazione, ripresa della spesa pubblica da destinare alla correzione di fattori di squilibrio strutturale, come infrastrutture, specializzazione produttiva, export ed investimenti, scompensi finanziari delle famiglie e delle imprese e cultura della legalità". Ed è evidenziato inoltre che contribuiscono a peggiorare la situazione economica l'eccessiva burocrazia nei procedimenti e in le inadeguate politiche economiche e fiscali, insieme a un clima politico eccessivamente litigioso e frammentario.