Una sola società che dal 1911 controlla quasi tutto l'arenile, 36 mila metri quadrati di concessione ad un unico soggetto. Circa 1.200 cabine affittate a una media di 1.500 euro l'una, fatturano oltre 1 milione e ottocentomila euro a stagione, a cui sommare circa 700 postazioni di lettini a circa 900 euro a postazione, fanno altri 630 mila euro. A questo bisogna aggiungere gli incassi dei bar e dei ristoranti, per un fatturato globale di oltre 6 milioni di euro a stagione. Contro un canone pagato alla regione che non supera i cento mila euro. A messo che queste cifre corrispondano al vero, non è semplice trovare riferimenti certi. Resta un fatto chiaro, tutto questo senza mai un'asta o un bando pubblico, a scapito della tanto "odiata" direttiva bolkstein che obbliga a mettere a bando le concessione demaniali e che definisce l'obbligo di pagare oneri concessori per i volumi costruiti sulla spiaggia e dichiara che dovrebbe essere garantita una fascia di almeno 5 metri dalla linea di costa aperta a tutti, cioè libera, gratis. Ma a parte tutto ciò, non si riesce a capire il criterio di economicità che usa la Regione nell'affidare ad un unico soggetto una superficie di 36 mila mq a danno delle casse pubbliche. Ci vuole poco a capire che, ammesso che si vogliano continuare a mantenere le cabine e la mega lottizzazione, perché non si divide la spiaggia in lotti in modo da appaltarli a più soggetti ricavandone in oneri e concessioni molto più rispetto a quanto si ottiene oggi? Non è questo un danno erariale bello e buono? ma di chi è, e chi se ne assume la responsabilità politica?
E' chiaro che in Sicilia i vecchi detti hanno sempre un fondamento più forte di quello "giuridico", e allora: "U tinto conosciuto è meglio du tinto a conoscere"... e via così per un altro secolo.