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Borsellino quater. Il pm Boccassini in aula:...

 

boccassiniE' stata la giornata delle deposizioni di Ilda Boccassini procuratore aggiunto a Milano oggi e che nel periodo delle stragi, dal '92 al '94 venne applicata alla procura di Caltenissetta dove si occupò delle indagini sulle stragi di Capaci e via D'Amelio e del collega Roberto Sajeva, in quegli anni nello stesso pool d'inchiesta.

Deposizione Boccassini
Le domande poste al magistrato sono state riferite in particolar modo su quelle note inoltrarte nell'ottobre del 94 al procuratore capo Gianni Tinebra.
Nota mai protocollata a Palermo ha fatto notare il procuratore Sergio Lari, ma che la Procura di Cl è risuscita ad avere perché protocollata a Palermo.

La genesi di questa nota
"Si ricordo perfettamente questa nota – ha detto la Boccassini – e anche quella ce riguarda la situazione di Scarantino. Per me è stato proprio quando ha iniziato a collaborare, che si avuta la prova regina che Scarantino era un mentitore.
Quello che è successo nel periodo di agosto e settembre io non lo sapevo perchè ero in ferie.
Solo quando dopo nostra richiesta leggemmo i verbali di Scarantino o anche quello che Tinebra o altri colleghi sono stati disposti a raccontarci, per me è stata la prova regina, si è determinata in me la convinzione che la convinzione che stava raccontando un sacco di fregnacce.
Io dissi che a mio giudizio andava sospeso tutto, bisognava avvisare subito Palermo, visto che c'era il coinvolgimento di tre grossi collaboratori. Santino Di Matteo e Gioacchino La Barbera,che Scarantino prima disse che erano presenti alla riunione preparatoria alla strage di via D'Amelio e poi, come scrissi nella lettera a Tinebra, quando gli vennero mostrate le foto non li riconobbe. Bisognava quindi rallentare e fare prima luce su Scarantino.

Facemmo una relazione che reputammo importante  - continua - raccogliendo i punti che ritenemmo fondamentali su Scarantino e mettemmo nero su bianco tutte le nostre perplessità. Il dominus delle indagini sono i pm e non gli investigatori, quindi se si è deciso di andare in quella strada, chi è venuto dopo di noi si è convinto di seguirla, io posso parlare di me e di quella parte , i pm a fronte di quelle cose emerse e da noi scritte, hanno concluso che si doveva andare avanti così.

Il procuratore Lari chiede della riunione del 13 ottobre 94, " Si è svolta?"
"No - rispondela Boccassini - è stata procrastinata al punto che poi io partì... evidentemente avevano altre cose da fare

Poi ha ribadito con forza che "Le forze investigative non possono fare soccombere l'autorità giudiziaria.Il dominus sono i pm."

La nota diretta a Giordano e per conoscenza a Tinebra. 

Nel momento in cui c'erano queste defaillance di Scarantino, io scrissi a Tinebra, di evitare colloqui investigativi e di verbalizzare qualunque cosa dicesse Scarantino. Poteva essere meglio valutato ed eventualmente contestato. Erano note fatte per interesse della procura.

"C'è adesso un processo contro questi falsi pentiti, Candura, Andriotta Scarantino - dice il pm Gozzo - . Le cose cominciano nel 92 prima del suo arrivo. Lei ha parlato anche del bisogno di prendere una regia investigativa, ma non c'era quando è arrivata, questo ha detto".
"Il procuratore Tibebra viene insediato qualche giorno prima della morte di Borsellino - risponde la Boccassini - i tre colleghi di catania arrivano dopo la morte di Falcone. Poi c'era la situazione di Leonardo Messina che aveva impiegato tutto l'ufficio. Si chiedevano intercettazioni senza validi motivi, insomma non c'era una regia per me fondamentale. A fronte di un attacco dello stato lo stato doveva risposndere nel mondo migliore. E almeno per Capaci fu fatto."

La parola passa al pm Stefano Luciano. "Lei ricorda una necessità di fare colloqui investigativi con Andriotta dopo che già aveva reso dichiarazioni?
"Come ho già detto – dice la Boccassini – per quello che riguarda Capaci ricordo tutto quello che ho fatto e depositato. Per via D'Amelio, io non avevo nemmeno la gestione materiale delle carte, quindi non ho memoria di chi sia stata protagonista di questi colloqui...
"Si ricorda se si prospettò la possibilità di fare un sopralluogo dove era stata rubata l'autovettura?" chiede il pm
"Non lo ricordo. Non ne so nulla".
L'avvocato Repici chiede del ruolo si la barbera: "Quando lei inizia, La Barbera era già stato delegato alle indagini, fino al maggio del 1993, ci sono stati momenti in cui la collaborazione di Arnaldo La Barbera nelle indagini ha avuto momenti di interruzione con la Dda di Caltanssetta?
"No non mi risulta".
"Lei sapeva di interlocuzioni di La Barbera con vertici della polizia su Capaci e via D'Amelio?
"Non capisco la sua domanda"
"Lei con prefetto Parisi si è trovata a parlare in relazione alle indagini?
"Parisi sapeva benissimo che io fossi applicata ai due. Ma il referente era la Barbera e lo sapeva benissimo".

I tabulati e l'utenza Spatuzza. "Tramite l'analisi dei cellulari già nel giugno del 1994 uscì fuori l'utenza di Gaspare Spatuzza nelle indagini sulla strage di via D'Amelio. Fino ad allora – aggiunge Boccassini - non c'erano collegamenti che potevano portare allo spunto investigativo che ora si persegue.
Dai tabulati acquisiti e in particolare per la giornata del 19 vi erano dei contatti di Gian Battista Ferrante e Fifetto e da lì si risaliva a Spatuzza, quindi ritenni opportuno richiedere l'acquisizione anche di questi tabulati. Fino ad allora c'erano collegamenti che potevano portare allo spunto investigativo che ora si persegue".

Lei ha ricordo di aver parlato del tabulato di Spatuzza con qualcuno? "si , Con i miei colleghi, Giordano, Petralia, Cardella".

Andiamo agli interrogatori di Scarantino. Fu il primo verbale di interrogatorio in cui scarantino collabora? "si, e il primo interrogatorio di Scarantino a Pianosa lo facemmo io e il collega Carmelo Petralia, poi la maggior parte degli altri furono fatti dalla dottoressa Palma e dal dottor Di Matteo", ha precisato Boccassini.

Ricevetti una telefonata del procuratore Tinebra che mi disse di andare e Pianosa perchè Scarantino voleva rilasciare dichiarazioni e dovevamo andare in elicottero.
Il primo interrogatorio lo feci con Petralia, poi la maggior parte gestiti da Palma e Di Matteo, e me lo ha ricordato il procuratore che nel settembre ho fatto altri due interrogatori"
Ci sono prove documentali di altri colloqui avvenuti ma ai quali La Boccassini non partecipò e non partecipò neanche Roberto Sajeva. Come c'è la prova documentale che prima del 24 giugno ci furono colloqui con Scarantino. "Io parlai con Scarantino a giugno – dice l'aggiunto di Milano – quando dalla Polizia penitenziaria chiamarono dicendo che Scarantino voleva parlarci".

La presenza di Contrada in via D'Amelio. "Ricordo che fu avviata un'attività di indagine su via d'Amelio a seguito di una relazione fatta da una voltante al momento della strage di via s'anelio da cui si vinceva la presenza di contrada e di altre persone. Contrada era presente in via D'Amelio dopo la strage, subito dopo. Io ricordo che venne poi detto che non era vero perchè era a mare così fu dichiarato e confermato da testimoni".
Poi rispondendo alle domande dell'avvocato di Salvatore Borsellino, Fabio Repici la Boccassini dice: " Sulla strage di Capaci Gioacchino Genchi "aveva un atteggiamento non istituzionale. Voleva acquisire troppo e ci propose di indagare su Giovanni Falcone, sui suoi viaggi e sulle carte di credito".

Stesso tenore di domande quelle poste a Roberto Sajeva: "Dottor Sajeva ci furono interrogatori ai quali non partecipaste?"
"Si ci furono. Non abbiamo saputo che ci fossero. E non ricordo se ci furono riunioni formali. Quando dico che quella relazione firmata con la Boccassini venne fatta a seguito di un contrasto di opinione dico questo. I soggetti con cui io parlai furono il procuratore Tibenbra e l' aggiunto Giordano e Petralia. E non ricordo se parlammo anche con la dottoressa Palma. Il giudizio dato dagli altri magistrati su Scarantino, dato da un punto di vista intrinseco, nonostante la inconciliabilità emersatra Scaranetino e altri collaboratori"

Ci sono punti di inconciliabile contrasto. Il dottore Genchi ha riferito delle difficoltà che si sono cerate durante quella attività di indagine come il possibile coinvolgimento dei servizi di sicurezza e il contrasto in relazione al dottore La Barbera, tra Genchi e la Barbera e gli sviluppi che l'indagine di Genchi potevano avere. Genchi manifestò il suo parere negativo sul fermo da mettere su Scotto, perchè seguire gli Scotto poteva portare a buoni risultati".

L'udienza si conclude, l'avvocato Repici ha richiesto un confronto tra Genchi e la Boccassini. La Corte si pronuncerà la prossima udienza, fissata per giorno 28 gennaio in cui dovrebbe essere ascoltato il generale Mario Mori.

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