Sono migliaia le cartelle esattoriali della Tarsu che potrebbero essere annullate basandosi sulla sentenza della Commissione Tributaria provinciale di Palermo che ha invalidato la cartella da circa 30 mila euro inviata ad un avvocato, Alessandro Siaugura, relativa alla Tarsu sul suo ufficio legale negli anni che vanno dal 2006 al 2010. La motivazione? Nessuna motivazione per il tributo imposto ed accertamenti arbitrari.
"Abbiamo rilevato – spiega Angelo Cuva difensore di Siaugura – che gli avvisi emessi sono stati redatti in totale assenza di ogni preventiva attività istruttoria o accertamento. Risultano infatti differire solo per nomee indirizzo dell'avvocato". Ma i ricorsi contro il Comune, potrebbero essere molti di più, infatti l'amministrazione comunale ha notificato avvisi di accertamento di contenuto praticamente identico a 1200 lavoratori circa. Tutti per il mancato pagamento della Tarsu per i medesimi anni 2006/2010. In soldoni, studiando il modus operandi, pare che gli avvisi siano stati notificati a tutti gli iscritti all'albo degli avvocati, senza, per l'appunto, alcuna verifica. dall'albo speciale (per i professionisti dipendenti pubblici) ad avvocati iscritti nell'albo del distretto di Palermo ma successivamente al 2006, a collaboratori privi di studio (in regola con i pagamenti Tarsu) e persino ad avvocati contitolari di uno stesso ufficio, ad ognuno dei quali invece è stato notificato l'avviso di pagamento per 200 mq (l'intera area) e nonostante la condivisione dello spazio.
Per i legali del Comune le cartelle esattoriali sono valide, perché – dicono – "la superfice (dei 200 mq) era stata presuntivamente individuata stante l'assenza di dichiarazione d collaborazione del contribuente, il quale inoltre non ha fornito alcuna prova di diversa o minore superfice tassabile".
Presuntivamente, appunto.
"Il comune ha tutti gli strumenti informatici e non, necessari per svolgere il regolare accertamento al Catasto. Non può stabilire, il ruolo tributario, presumendolo attraverso generiche comunicazioni di terzi – ha spiegato il professore Cuva.
La sentenza, che nel caso specifico riguarda la categoria degli avvocati, potrebbe dunque adesso fare da apripista a tante altre categorie di lavoratori e di iscritti ad altri ordini professionali.
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