Di certo si tratta di un segnale forte, Un attentato che non ha ancora una matrice ben precisa e dai pochi elementi a disposizione degli inquirenti trapela poco. Intorno all'una di questa notte, una serie di esplosioni hanno svegliato gli abitanti di corso Domenico Scinà, nelle immediate vicinanze del porto di Palermo. Chi si è affacciato dai balconi ha subito notato una colonna di fumo, che ha rilanciato nelle menti i flash di ben più tristi ricordi legati ad attentati.
Che si trattasse di ordigni artigianali è stato quasi subito chiaro, come altrettanto chiaro è stato il fatto che l'attentato sia riuscito a metà. Candelotti e bombole di gas da campeggio assieme per il cocktail esplosivo, una miscela letale che avrebbe potuto diventare devastante se fosse stato aggiunto il terzo elemento, la benzina. A pochi metri dai due ordigni, sono stati rinvenuti due bidoni di benzina, che presumibilmente avrebbero dovuto completare l'opera, assieme a diversi altri candelotti inesplosi..
Due diversi ordigni dunque, uno piazzato davanti ad una palazzina confiscata alla mafia, tra i civici 69/71 di corso Scinà, l'altro sopra un suv. Gli inquirenti non escludono che l'oggetto dell'attentato possa essere stato un pregiudicato che abita nella palazzina, ma tutte le piste restano al vaglio.
A parte la paura per un intero quartiere, le deflagrazioni hanno causato la distruzione di cinque automobili ed il danneggiamento di altre tre, oltre agli infissi ed ai vetri polverizzati degli immobili che più hanno risentito delle esplosioni. Considerati i candelotti inesplosi ed i due bidoni di benzina ritrovati, sarebbe potuta andare molto peggio.