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Resettare il Pdl. Ecco il grido dei giovani del partito

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L'urlo della protesta è "RESET PDL" Aggiornamenti:I giovani del Pdl non ci stanno ed i militanti di Giovane Italia hanno pacificamente occupato la sede regionale del partito di via Bonomo. Immediatamente, al fine di esporre le motivazioni, gli stessi occupanti hanno convocato una conferenza stampa per spiegare ai giornalisti i motivi della protesta. Dirigenti e militanti di Giovane Italia puntano infatti il dito contro la classe dirigente dello stesso partito, sia sul piano locale che su quello nazionale, responsabile, a loro dire, della pesante sconfitta elettorale di Palermo. Nella conferenza stampa, attualmente in corso, saranno chiariti i motivi della debacle ed i retroscena della scelta come candidato a Sindaco di Massimo Costa. Pubblichiamo integralmente il docuumentocon le ragioni della protesta:

Perché il Popolo della Libertà ha perso a Palermo (Breve cronaca di un suicidio politico)

L'APPOGGIO AL GOVERNO MONTI

La politica nazionale ha certamente influito sul voto delle amministrative di Palermo. Un dato su tutti il risultato del Movimento 5 Stelle che, senza alcun radicamento sul territorio, prende il 4,24% (11'707 voti) grazie all'effetto Beppe Grillo. Il Pdl in tutta Italia ha pagato l'appoggio al Governo tecnico guidato da Mario Monti. Secondo i sondaggi della Ghisleri tre elettori del Pdl su quattro (70%) non condividono la scelta del partito di sostenere in Parlamento il Governo votando ogni suo provvedimento. Non stupisce la posizione dell'elettorato di centrodestra che nel 2008 votò un programma, quello del Pdl, molto distante dalle politiche economiche portate avanti da Monti. È del tutto evidente che a Palermo, come nel resto d'Italia, una parte considerevole del nostro elettorato ha scelto l'astensione o il voto di protesta verso le liste civiche.

CAMMARATA E LE AMBIGUITÀ DEL PDL

È indubbio che, oltre il dato nazionale, il Pdl ha pagato in termini elettorali il pesante fardello dell'amministrazione Cammarata. Senza volere dare un giudizio sulla passata esperienza amministrativa del centrodestra, tutti i sondaggi certificavano l'opinione negativa della quasi totalità dei palermitani. Il Pdl, negli ultimi anni fino alle dimissioni del sindaco, ha gestito con ambiguità la questione Cammarata. Il partito non è mai entrato nel merito delle decisioni dell'ex sindaco, non ha mai riunito la sua classe dirigente per cercare di orientare le scelte amministrative. Fatto ancor più grave è non aver difeso quei provvedimenti positivi operati dalla giunta e preso le distanze da quelle scelte palesemente sbagliate operate da Cammarata. Questa ambiguità di fondo, che ha coinvolto anche i vertici nazionali, è stata portata avanti nella speranza che i palermitani dimenticassero Cammarata e la sua adesione al Pdl. Il crollo dei consensi dimostra che questa strategia confusa non ha pagato.

LA SCELTA DEL CANDIDATO A SINDACO Massimo Costa

Sappiamo tutti che la candidatura di Massimo Costa viene lanciata dal Terzo Polo con la famigerata conferenza stampa del 21 febbraio nel foyer del teatro Politeama. Nei giorni successivi inizia la querelle che porta Costa verso l'alleanza con il Pdl che rinuncia alle primarie dopo averle ripetutamente annunciate. Ciò che nessuno ha detto in questi giorni è che tale scelta non è stata presa dagli organi di partito di Palermo. In data 12 marzo fu convocata una riunione del direttivo cittadino in cui i coordinatori Giampiero Cannella e Francesco Scoma comunicavano la decisione dei vertici nazionali la cui priorità politica era scompaginare il Terzo Polo aprendo ad un'alleanza con l'Udc sul nome di Costa. In buona sostanza la classe dirigente palermitana ha soltanto ratificato una scelta presa a Roma. In un clima certamente freddo e poco convinto della strategia, il Presidente Regionale di Giovane Italia Mauro La Mantia contestò palesemente questa decisione, sollevando dubbi sulla capacità di Costa di catturare i consensi dell'elettorato di centrodestra soprattutto dopo la disastrosa campagna di comunicazione. Una posizione che fu espressa anche sulla stampa locale (13 marzo).

Pur ritenendo Massimo Costa una persona dalle ottime qualità umane e professionali, è del tutto evidente che il candidato è stato apertamente bocciato dal voto popolare. Come lui stesso ha ammesso nella conferenza stampa dopo il risultato elettorale, Costa ha pagato l'inesperienza politica nella ricerca del consenso che invece ha visto trionfare Orlando, politico navigato, e in parte il giovane Ferrandelli impegnato in politica dai tempi del liceo. Come già sottolineato, Costa ha subito la sua stessa comunicazione che si è rilevata un'incredibile boomerang. Un esempio su tutti: a fronte delle poche visualizzazioni su youtube degli spot del suo programma, decine di migliaia di palermitani si sono divertiti nel guardare i video satirici sulla prima conferenza stampa. Tale impatto con l'opinione pubblica ha determinato numeri che parlano chiaro: mentre le liste a sostegno di Costa totalizzano il 25,47% (70581 voti), il candidato a sindaco si ferma al 12,61% (28000 voti). Costa prende ben 42 mila voti in meno delle sue liste. Nessuna cospirazione dei partiti contro Costa o "scarso peso" bensì la scelta libera degli elettori di centrodestra che hanno votato per gli altri candidati.

Il progetto civico sbandierato da Costa è assolutamente minoritario (se non inesistente) in città. La sua lista personale totalizza un magro 3,27% (9041 voti) di cui ben 1621 voti vengono da candidati provenienti dal Pdl e dalla Destra di Storace (pari al 26% del totale dei voti di lista). Lo stesso Costa prende al consiglio comunale solo 816 voti a fronte dei 3288 voti presi dal candidato a sindaco dei grillini Riccardo Nuti.

Il crollo della lista del Pdl è anche dovuto al flop di Costa. Come dimostra il caso di Orlando, con la nuova legge elettorale è il candidato a sindaco che trascina le liste e non il contrario come avveniva in passato (Idv e Rifondazione hanno preso percentuali nettamente superiori alle medie nazionali).

Le colpe della sconfitta del Pdl non sono da attribuire al "tecnico" Costa, ma alla "navigata" classe dirigente politica del Pdl che avrebbe dovuto prevedere questi scenari.

IL FLOP DELLA LISTA DEL PDL

In una situazione simile è stato veramente difficile per i candidati nella lista del Pdl raccogliere consensi. Non è pertanto giusto attribuire ai candidati le colpe del flop elettorale. Per loro il massimo rispetto perché hanno messo la faccia e tanto impegno per il partito. Tuttavia anche in questo caso i vertici locali e nazionali hanno gravissime colpe nella preparazione della suddetta lista. Ecco una breve analisi. Su 50 candidati la metà prende meno di 100 voti (20 di questi candidati prende addirittura meno di 50 voti). Questo dato, paragonabile a liste civiche nate in prossimità delle elezioni non certo degno di un partito vero, dimostra l'incapacità del Pdl di attrarre quei soggetti rappresentativi della società palermitana. Senza riprendere le teorie di quanti affermano che in lista sarebbero dovuti andare quelle personalità indicate in questi anni dal partito nel sottogoverno, sarebbe bastato individuare candidature autorevoli del mondo delle professioni, delle categorie produttive, del mondo del lavoro, dell'università, della cultura, dell'associazionismo e del volontariato. Considerato che la classe dirigente locale del partito è stata eletta dal congresso soltanto nel mese di febbraio, il compito di interloquire con tutti i segmenti della società spettava ai parlamentari regionali e nazionali. È evidente che tali vertici del partito, per lo più nominati nelle liste bloccate, hanno perso qualsiasi contatto con la città di Palermo le cui intelligenze migliori hanno scelto la candidatura (o l'appoggio) in altre liste.

Anche nella scelta dei candidati a presidente delle circoscrizioni si registrano errori grossolani. Pur nella sconfitta del centrodestra, mentre Grande Sud elegge ben tre presidenti, il Pdl esce sconfitto ovunque. Alla base di questi insuccessi le profonde spaccature dentro il partito nella scelta dei candidati, mai passate dagli organi ufficiali di partito, spesso indicati addirittura da Roma come nel caso del Presidente del Senato in persona che avrebbe imposto, secondo indiscrezioni giornalistiche mai smentite, i nomi nella quarta e nell'ottava circoscrizione (poi risultati largamente perdenti).

RESETTARE IL PDL SUBITO!