Anniversario della strage di Capaci, un padre osservava la moltitudine di giovani dinanzi all'Albero Falcone. Si chiedeva tante cose quell'uomo, tornava indietro con la memoria a quel terribile momento, aveva trentaquattro anni nel 1992. Un'esistenza intera impegnata con passione e voglia di riscatto, insieme ad altri, per una Sicilia libera dalle catene della mafia e della mala politica. Pensava ai suoi figli, allora troppo piccoli per ricordare, mentre tutti, ma proprio tutti gli studenti che adesso aveva davanti agli occhi non erano nemmeno nati. Pensava, però, anche ai ragazzi che non c'erano, perché la scuola non la frequentano o la frequentano ma lo sforzo degli insegnati, con l'educazione alla legalità, sembra vanificato non appena gli alunni rientrano a casa, nel loro ambiente, dove la mafiosità la respiri, la puoi tagliare a fette. Com'è possibile, si chiedeva durante le austere note del Silenzio alle 17,58, che dopo la dedizione profusa e il sangue innocente versato la mafia non è ancora vinta. Aveva fallito? E con lui centinaia e centinaia di donne e di uomini accomunati dai medesimi ideali di libertà? Non si diede una risposta, forse per non deprimersi oltre modo. Piuttosto, rifletteva sul fatto che non è vero che le manifestazioni del 23 maggio e, tra poco del 19 luglio per via d'Amelio, siano superate, stanchi riti o passerelle di cui approfittano i soliti smaniosi di visibilità, che ci sono, inutile negarlo, com'è stato detto da qualcuno nel mezzo delle incredibili polemiche sull'antimafia che hanno tenuto banco nella concitata, se non delirante, vigilia elettorale. No, per quel padre non sono inutili. Non soltanto per i giovani che vi partecipano, lì è facile capire come l'antimafia, se proprio vogliamo usare questo stupido e fuorviante termine, inizia dalle aule scolastiche, ma soprattutto per gli adulti, e ciò per due semplici ragioni. La prima, che sono gli adulti a occuparsi della cosa pubblica, sono gli adulti che compiono le scelte che contano, che decidono il bene o il male, l'onestà o la disonestà, la legge o il crimine, la morte o la vita. Sono gli adulti che possiedono le leve del comando e possono decidere, per esempio, di lavorare nei parlamenti, siciliano e nazionale, per affrancare i cittadini dal bisogno oppure per mantenerli in una condizione di sudditanza, alimentando lo scambio scellerato tra voti e favori, frequentando gente con cui non si dovrebbe nemmeno prendere un caffè, rincorrendo privilegi, posizioni, poltrone. Questi adulti non possono dimenticare le urla ai funerali di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, il piano disperato dei familiari, dei colleghi dei poliziotti massacrati, il senso di vuoto e d'impotenza in ognuno di noi, attoniti contemporanei di quella stagione tragica. Gli adulti non possono dimenticare come la mafia abbia spadroneggiato nel corso dei decenni, arrogante e sanguinaria, con le complicità che sappiamo nei piani alti del potere politico ed economico, distruggendo valori, bellezze, speranze, negando armonia e sviluppo a intere generazioni. La seconda, che la mafia non è stata sconfitta, nonostante l'infaticabile attività di contrasto degli angeli della legge, esiste ancora. Condanna a morte i magistrati che stanno indagando sui legami perversi tra criminalità organizzata e pezzi dello Stato, minaccia tuttora operatori economici, giornalisti, sacerdoti, poliziotti, privati cittadini. Finché la mafia c'è deve esserci il ricordo dei martiri che la mafia ha trucidato. Il miglior modo per commemorarli, brutta parola, è chiedere che sia fatta giustizia, perché non conosciamo la vera verità sulle stragi, isolare i disonesti, praticare la legalità, sempre e dovunque, come testimoni autentici del loro sacrificio. E smetterla, definitivamente, di dividersi sulla lotta alla mafia.Ma ci pensate? Magistrati contro magistrati, magistrati contro politici, politici contro politici e contro magistrati, associazioni antimafia contro associazioni antimafia. Cosa Nostra ringrazia. Basta. Ecco, penso che l'unione degli onesti sia il più bel regalo a Giovanni e a Paolo e alla schiera infinita delle vittime di mafia, la migliore ed efficace sfida ai boss portatori di violenza e di morte e ai loro complici.
Pippo Russo