Occorre una nuova Missione Palermo come quella che inaugurò con felice intuizione il cardinale Salvatore Pappalardo alla fine degli anni '70 e che trovò particolarmente attivo padre Pino Puglisi. Una Missione, ecco la novità, che veda unite tutte le fedi e le religioni, in una città multietnica qual è ormai Palermo, unite tra di loro e con le istituzioni civili, politiche e non, per dare l'impulso a un cambiamento autentico e complessivo della società palermitana e siciliana. Da dove nasce tale convincimento? Recentemente, in una lettera aperta, mi sono rivolto al cardinale Paolo Romeo per chiedergli un deciso intervento sulla presenza della mafia all'interno delle confraternite religiose, perché non succedesse più che riti della tradizione cristiana fossero sotto il controllo di boss e gregari della criminalità organizzata. Nel frattempo molte cose sono cambiate, nel senso da tanti di noi auspicato, e non solo il cardinale Romeo ma parecchi vescovi del sud dell'Italia sono intervenuti per sciogliere confraternite inquinate e annullare processioni manipolate da Cosa Nostra. Siamo rimasti colpiti, lo ricordiamo, dallo sconcertante episodio di Oppido Mamertino, in Calabria, lì la statua della Madonna è stata fatta inchinare dinanzi all'abitazione di un boss della 'ndrangheta. Poche settimane ed eccoci ad un altro episodio, altrettanto sconcertante riportato da Repubblica, stavolta accaduto a Palermo, a Ballarò. La vara della Madonna del Carmine avrebbe compiuto una fermata davanti all'agenzia di pompe funebri
di un boss mafioso in atto detenuto con il 41/bis. Curia e Ordine dei Carmelitani si sono affrettati a smentire, ne prendiamo atto, anche se sull'episodio rimangono parecchi dubbi. In ogni caso, abbiamo motivo di credere che il"rito parallelo" della sosta di una processione religiosa per onorare capi e capetti mafiosi sia tuttora diffuso e soltanto adesso se ne parla con il dovuto rilievo. Sicuramente si terrà alta l'attenzione nel tentativo di impedire tali mostruosità, ma non basta agire a valle. Due sono i fronti che occorre aprire a monte, uno delle istituzioni e l'altro religioso. Perché può accadere che si perverta finanche la fede e i suoi simboli sacri per scopi repellenti e criminali? Interi quartieri di Palermo, lo sappiamo, sono zone franche e molti dei loro abitanti non riconoscono altra autorità che quella dello stregone della porta accanto, spesso con le mani macchiate di sangue, che riesce ad assicurare la sua "giustizia"al posto del vuoto lasciato da uno Stato, inteso in ogni sua articolazione territoriale, avvertito come assente o, quando c'è, come nemico. Uno Stato giudicato incapace a dare una risposta concreta al bisogno impellente di lavoro, di casa, di cibo, di servizi sociali essenziali. In realtà, vecchie e nuove povertà imporrebbero un'attenzione prioritaria, invece assistiamo, specialmente in Sicilia, ad una politica che appare inadeguata, dal respiro corto, al massimo di tipo assistenziale e, quel che è peggio, indaffarata nei soliti giochi di potere per acquisire poltrone e conservare privilegi, sempre più sorda e distante dai drammi quotidiani di giovani, famiglie, imprese in difficoltà. Il fronte religioso. Purtroppo, fino a un certo periodo, la Chiesa ha inciso poco sul fenomeno riguardante la perversione della fede ad opera dei padrini di Cosa Nostra. Anzi, più di un suo rappresentante s'è prestato a perpetuare nel sentire comune un equivoco infernale, cioè che si potesse conciliare la croce santa di Cristo con la lupara dannata del demonio. Adesso, dopo l'anatema di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi ("lo dico ai responsabili – ai mafiosi – convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!") e la scomunica di Papa Francesco per gli appartenenti alle diverse organizzazioni criminali, non sarà più cosi ma occorrerà tempo, perseveranza insieme, però, ecco il punto, ad una indispensabile pastorale diffusa nei quartieri per affermare senza equivoci, tra i molteplici obiettivi, che dove c'è mafia non può esserci Dio e che la richiesta forte, sacrosanta dei diritti deve passare attraverso la legalità. Da qui l'esigenza di una Missione Palermo dei nostri tempi, che può trasformarsi in Missione Sicilia, che non tenga disgiunte, al di là dei credi religiosi e della doverosa distinzione tra sfera laica e sfera religiosa, la carità operata dalle Chiese e le azioni concrete di chi ha responsabilità pubbliche per debellare le cause profonde della povertà, della negazione dei diritti e della conseguente presenza mafiosa. In definitiva, non c'è vera carità senza giustizia sociale. Noi cattolici o cristiani, per primi, dobbiamo finalmente averlo chiaro.
Pippo Russo
Nota. La frase completa nella foto di M.L.King è: "Può darsi che non siete responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla!".