"Adamo, dove sei? Caino, dov'è tuo fratello? Queste due domande di Dio risuonano anche oggi, con tutta la loro forza. Tanti di noi, mi includo anch'io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri". Papa Francesco ha pronunciato parole durissime nella sua omelia al campo sportivo di Lampedusa, ricordando il sacrificio dei migranti morti nel Mediterraneo mentre fuggivano alla fame e alla guerra per cercare un futuro.
Papa Francesco, che ha salutato i "cari immigrati musulmani che stanno iniziando il Ramadan" con l'espressione lampedusana "O scià", ha ricordato i "nostri fratelli e sorelle che cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po' di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per se' e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte".
"Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? - ha proseguito - Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c'entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio - ha ricordato - chiede a ciascuno di noi: 'Dov'è il sangue di tuo fratello che grida fino a me?'" .
"Oggi - ha denunciato Francesco - nessuno si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell'atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell'altare, di cui parla Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo 'poverino', e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci sentiamo a posto".
Per Papa Bergoglio, "la cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l'illusione del futile, del provvisorio, che porta all'indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell'altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! Ritorna la figura dell'Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell'indifferenza ci rende tutti 'innominati', responsabili senza nome e senza volto".
Di fronte alla tragedia dei migranti morti in mare, ''domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore. Domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, sulla crudeltà che c'è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell'anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. Chi ha pianto oggi nel mondo?''.
Per i morti in mare "Signore, ti chiediamo perdono", ha detto il Papa al termine dell'omelia a Lampedusa. E ha aggiunto a braccio: "perdono Signore". E al termine della messa, ancora un ringraziamento ai lampedusani e l'auspicio che l'isola "sia faro per tutto il mondo, perchè abbia il coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore''.
All'altare per concelebrare con il Papa, l'arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro e il parroco di Lampedusa don Stefano Nastasi. Francesco ha voluto che nessun cardinale facesse parte oggi del suo seguito.