Se la magistratura andrà avanti, e dopo aver “scoperchiato la pentola” degli appalti sulla comunicazione e sui grandi eventi della regione siciliana, deciderà di guardarci dentro fino al fondo, l'inchiesta, che vede in questi giorni come punta dell' iceberg il noto manager della comunicazione Fausto Giacchetto, riserverà non poche sorprese e colpi di scena, rischiando di aprire una vera e propria tangentopoli siciliana da far invidia a la ben più nota di “mani pulite”
Dalle prime indagini sembrerebbe che siano difronte a un vero e proprio sistema collaudato da anni, una prassi del malaffare che avrebbe condizionato bandi, gare, servizi e forniture per decine e decine di milioni di euro. Somme che gira e rigira più o meno direttamente sarebbero finite sempre nelle stesse tasche. E proprio sulla matrice di tale sistema che si dovrà indagare, oltre alla gravissima azione di corruzione e tangenti, il vero noto sta probabilmente più a monte, e riguarda la materiale redazione dei bandi da parte dei funzionari delle stazioni appaltanti, cuciti sistematicamente su misura, il ricorso continuo alla così detta procedura d'urgenza, che permette di bai-passare la quasi totalità dei tempi e delle procedure sulla trasparenza imposte dalla Comunità Europea, e non per ultimo rispetto alle procedure di rendicontazione delle spese sostenute per lo svolgimento delle attività, per non parlare della composizione delle commissioni di gara atte a giudicare nel merito le varie offerte. Commissioni mai composte da esperti di comunicazione ma da funzionari e burocrati regionali che con il loro “giudizio” possono far attribuire quel mezzo punto in più o in meno a secondo dei casi... tutto contornato da listini fatti ad-hoc. Ad esempio non si capisce perché per gli stessi spazzi pubblicitari, in Sicilia, esistono due tipi di listino, uno per i privati e uno per la pubblica amministrazione, con differenze di prezzo che spesso superano il 500%. Una campagna pubblicitaria che contiene un logo istituzionale costa cinque sei volte in più rispetto a quanto la pagherebbe un semplice privato. Ma il meccanismo non dovrebbe essere inverso? C'è da chiedersi perché ciò avviene, visto che i soldi pubblici sono soldi di tutti e che la funzione pubblica di comunicazione dovrebbe essere un servizio pubblico per la collettività secondo i principi della convenienza e della trasparenza. Insomma siamo solo all'inizio, se questa inchiesta andrà avanti potrebbe essere destinata, finalmente, a demolire un sistema fuori da qualsiasi logica di libera concorrenza e legalità. Staremo a vedere. Intanto Palermoreport seguirà con una propria inchiesta su ciò che sta avvenendo...