Ricostruiamo quali velivoli erano in volo durante la notte dell'incidente del DC9 al momento dell'operazione Eagle Run to Run. Il Dc9 dell'Itavia era sicuramente uno dei velivoli presenti sul quadrante di attacco al posto dell'aereo di Gheddafi. Contemporaneamente, due F 104 dell’aeronautica italiana, che seguirono il DC9 fino a Grosseto per poi abbandonarle segnalando emergenza generale.
Erano le frecce tricolori Naldini e Nutarelli, morti poi nell’incidente di Ramstein. Poi, un aereo radar Awacs che «mantiene rotta orbitante, quindi operativa» sull’Appennino tosco-emiliano. Poi ancora c’è il Bergamo-Cìampino, volo di linea, che naviga fra 3 mila e 3.500 metri mentre il DC9 Itavia è a 6.750 metri di quota. E infine vi è l’aereo che si nasconde sotto la pancia del DC9 per sfuggire ai radar, e che dovrebbe essere un Mig libico.
Nutarelli, insieme al collega Naldini, era partito dalla base aerea di Grosseto la sera della strage di Ustica su un F-104 biposto da addestramento. La circostanza era piuttosto atipica, dato che entrambi i piloti erano due istruttori qualificati, e non un istruttore e un allievo. Il volo (n. 433) avrebbe portato i piloti da Grosseto a toccare Firenze, Bologna e Villafranca per poi rientrare alla base toscana. Il volo sarebbe stato accompagnato da altri due F-104. Stando alla ricostruzione, il volo sarebbe entrato in contatto col DC-9 I-TIGI su Firenze, rilevando anche tre altri velivoli in volo nella scia dell'aereo commerciale. I due piloti avrebbero quindi tentato di segnalare in codice la situazione al comando.
L'ex agente dei servizi segreti Antonino Arconte attribuisce a Nutarelli e Naldini anche l'abbattimento del Mig-23 caduto sulla Sila nei giorni della tragedia di Ustica, lo stesso aereo che è stato segnalato come scorta all'aereo che doveva accompagnare il Mig su cui viaggiava Gheddafi, diretto in Germania. La morte dei due piloti avrebbe potuto essere ritenuta sospetta e legata ad una serie di altre morti accidentali di personaggi collegati alla vicenda. Ecco la lista di persone morte in seguito alla loro conoscenza dei fatti di quella notte:
- Pierangelo Teoldi, comandante dell'aeroporto di Grosseto; morto in un incidente stradale;
- Licio Giorgieri, comandante del Registro Aeronautico ucciso da un atto di terrorismo delle Unità Comuniste Combattenti;
- Maurizio Gari, capo controllore Difesa Aerea radar Poggio Ballone: infarto, a 32 anni; del colonnello Antonio Gallus, era morto il 2 settembre 1981, durante un'esercitazione aerea: anche lui si accingeva a fare importanti rivelazioni su Ustica;
- Mario Alberto Dettori, controllore della Difesa Aerea radar Poggio Ballone, suicida; di Ugo Zammarelli, del SIOS di Cagliari, investito.
- Il sindaco di Grosseto Giovanni Battista Finetti: assassinato secondo alcune ipotesi perché avrebbe raccolto le confidenze di alcuni ufficiali dell'aeronautica su Ustica
- Antonio Muzio, maresciallo presso la torre di controllo Lamezia Terme (assassinato pure lui)
- Sandro Marcucci, pilota in volo durante l'incidente (morto in un intervento aereo antincendio)
- Antonio Pagliara e Franco Parisi, controllori della Difesa Aerea radar di Otranto (incidente stradale il primo, suicidio il secondo)
- Roberto Boemio, Capo di Stato Maggiore della III Regione Aerea in pensione anticipata (ucciso con coltello durante una rapina davanti la sua abitazione di Bruxelles)
- Gian Paolo Totaro, Maggiore medico: suicidio per impiccagione
- Franco Parisi, controllore Difesa Aerea radar di Otranto Michele Landi, consulente informatico, avrebbe confidato al magistrato Lorenzo Matassa di avere scoperto cose importanti su Ustica.
Un segreto da coprire ad ogni costo. Quello di un presidente del consiglio disposto a far morire dei civili per salvare la vita ad un capo di Stato ostile ma utile alla Repubblica Italiana