Cara Palermo,
quante volte ti abbiamo comunicato le nostre idee, i nostri desideri, ciò che vorremmo vedere realizzato nella nostra città. Palermo. La città risultata, essere, di pochi.
La città che nel tempo è stata capace di costruire castelli sabbiosi, dimenticando che i castelli devono esser fatti di pietra; la sabbia con un sol soffio si disperde e nessuno ne avrà più traccia.
Ma sino a quando i pochi saranno dentro, il popolo non sarà nulla, servirà loro solo per ovazioni, per ricevere applausi quando ogni tanto per loro organizzeranno un banchetto.
Poi c'é chi è dotato di armi nuove, ma in questo fanta-villaggio si fa la guerra, ed allora comincia la lotta.
- Tu non sarai mai uno di noi!
- Le tue idee non le approveremo mai!
- Noi siamo i vincitori, noi comandiamo!
I nuovi guerrieri resistono, decidono di non mollare; in fin dei conti sono consapevoli che ognuno di noi può far essere bella la propria città, ci provano.
Le armi che possiedono sono diverse da quelle dei detentori, e per questo loro, li scacciano via; sì, li circondano, li chiamano, ma è solo per gioco.
Il castello é una fortezza.
Per fortuna i nuovi guerrieri sono bravi, sono lottatori leali che hanno conquistato il castello di pietra e non accettano che il castello di sabbia li prenda in giro.
E allora cosa fanno?
Capiscono che ciò che gli aveva detto il capo-guerriero era vero: "questo villaggio non esiste, veniteci solo per le vacanze e solo così potete nutrire un bel ricordo. Qui la lotta è solo sleale".
Ma i nuovi guerrieri insistono, ci provano in ogni modo.
Sanno che la società, quella vera, è un'altra cosa: cresce, si forma, prende con sè nuove forze produttive.
E' solo così che un popolo dimostra la propria intelligenza.
Palermo, pare si stia risvegliando, pare che la sua gioventù abbia voglia di schiacciare via i detentori vetrinizzati ed il populismo dilagante.
I nuovi guerrieri, leali, forti e coraggiosi, hanno deciso di non mollare.