Quando "Antonello" la dipinge nella terza decade del XV sec. , ha circa 44 anni, è stato allievo prediletto di Giovanni Bellini, ha vissuto a Venezia, toccato la pittura fiamminga che infuoca il Nord d'Europa, Cristoforo Colombo non ha ancora scoperto le sue Americhe, Michelangelo sta per nascere di li a poco, esiste solo il "vecchio mondo" nei pensieri del mondo e tutto è ancora immutato o quasi da quando Gabriele Arcangelo ha bisbigliato poche parole alle orecchie di Maria Vergine.
Antonello che avverte, come solo i grandi avvertono, il cambiamento nell'aria, dona il suo innovativo azzurro al rinascimento ammantando la vergine di stupore incredulo su un nero sfondo, che è preludio a Caravaggio, davanti un leggio che unico segno prospettico misurabile, rende la composizione ben piantata sul "mondo", il nostro, davanti le piccole mani lisce e pudiche e sopra il viso più bello di Sicilia in quel dipinto di 45 x 34,5 cm conosciuto come "L'annunziata di Antonello da Messina".
Basterebbe questa piccola tavola dipinta ad olio e tempera, per attrarre fiumi di visitatori organizzati in lunghe file ma come una corona di regina, lo scrigno che contiene l'Annunziata, contiene altri tesori ed è esso stesso tesoro. Ma non è così.
Al suo interno oltre ai tre santi Agostino, Girolamo e Gregorio Magno dipinti da Antonello nell'anno della morte (1479), il meraviglioso e coloratissimo trittico del Mabuse, la croce lignea dipinta del Giunta, il busto gemello di quello esposto al Louvre, scolpito dalle mani di Francesco Laurana e ritraente la bellissima Eleonora d'Aragona, Il capolavoro d'autore ancora ignoto del trionfo della Morte, commovente affresco duecentesco vilipeso dal taglio in quattro sezioni e sapientemente qui ricomposto dal giudizioso talento museografico del più prestigioso artigiano-architetto del secolo scorso, Carlo Scarpa. Maestro invidiatoci dal mondo e giunto in Sicilia grazie alla visionaria generosità lungimirante di Roberto Calandra, che, avuto il mandato dal comune di Messina per l'allestimento dell'importante retrospettiva sulle opere di Antonello, nel 1952 chiede a Scarpa di collaborare alla redazione del progetto che lascerà così in Sicilia tracce del passaggio come pietre dal sapere illuminato che ancora oggi fanno luce.
Dal successo di Messina a Palermo il passo è breve, e tra il 1953-54 avviene la gestazione e realizzazione della Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, quattrocentesco edificio della ricca borghesia del XV sec., disegnato dall'architetto catalano Matteo Carnilivari, divenuto convento, centrato dalle democratiche bombe americane del Marzo 1943 e oggi finalmente...
...oggi dimenticato da chi non "sa vedere" scriverebbe forse Bruno Zevi, abbandonato come abbandoniamo i vecchi pc superati, con il risultato che il viso più bello di Sicilia, "da doversi salutare", scrive lo storico Mauro Lucco "com'è giusto, quale una delle massime espressioni della pittura europea di tutti i tempi" unitamente ai capolavori del Palazzo di proprietà regionale, viene visitato da una manciata di eretici ed inguaribili sostenitore del "bello" con una media di 40.000 visitatori; media che dovrebbe fare vergognare tutti gli aventi potere, che chi scrive non ha difficoltà a chiamare " i colpevoli" .
Credo che le case di Antoni Gaudì a Passeig de Gracia, Barcelona, riescano singolarmente ad avere al ribasso, cinque volte le stesse visite in un anno, senza parlare dell'abbaglio della Sagrada familia, credo che in un qualsiasi altro paese, un gioiello come il nostro verrebbe valorizzato seriamente, con l'obbiettivo visionario di portare il talento delle nostre radici qui raccolto alle vette di un milione di visite l'anno.
Come fare?
Semplice, aprendo il museo anche il sabato e la domenica. Perché accade che il sabato resti aperto il pomeriggio "solo se la domenica rimane chiuso", cosa che dunque non si verifica mai visto e considerato che, per mancanza di personale, l'ultimo giorno della settimana sia sempre chiuso.
Bisognerebbe invece renderlo fruibile anche a soprattutto il fine settimana, organizzando eventi collaterali diurni e serali, portando gli intellettuali a parlare li dentro, valorizzando il personale depresso che purtroppo vi deve lavorare.
Stanziando fondi per la pubblicità per attrarre turismo!
Ma soprattutto credendoci, a questa identità siciliana e mi rivolgo direttamente al presidente Rosario Crocetta per dire che non trova chi vuole aprire il museo il sabato e la domenica, lo apro io, facendomi carico unitamente ad un nutrito corpus di giovani colleghi architetti, patrocinato sicuramente dal mio Ottimo Ordine Professionale, di fare da guida ai nostri tesori, alla nostra memoria che hanno la capacità di parlare al mondo di un tempo che è sospeso nelle opere che questi talentuosi geni del passato, ci hanno tramandato.
Bisogna impegnarsi scriveva Pier Paolo Pasolini, per difendere la nostra bellezza, radice profonda della nostra identità comune, che è un luogo, un'opera, una pietra posata nella terra.
Al presidente dunque, la fierezza di creare sviluppo e lavoro con la "bellezza" tangibile, già pronta, a portata di mano, di mani direi, come quelle mani che Antonello dipinse oltre cinquecento anni fa, che hanno ancora voglia di stupire il nuovo mondo accogliendoci tutti davanti l'unico vero messaggio ponte tra il corpo e lo spirito, "solo la bellezza ci salverà".
Non lasci sfiorire la bellezza del viso più bello si Sicilia.
Danilo Maniscalco, architetto e presidente Associazione Vigliena.
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