Il villaggio che non c'è, è il secondo libro di Giovanni Chiappisi, attraverso l'autopubblicazione su Kindle in vendita sullo store americano (ma rigorosamente in italiano) a 3.52$ , racconta della farmacista Vita, cresciuta in una famiglia della borghesia rurale e inevitabilmente a contatto con la mafia. Un ambiente che non le va giù e per allontanarsi dal quale arriva a rompere con il suo passato. O almeno ci prova.
Quando nacque a Palermo, il 17 giugno del 1954, Giovanni Chiappisi non sapeva ancora cosa fare (dubbio, questo, che l'accompagna ancora adesso). All'anagrafe fa Giovanni, Salvatore, Maurizio, Maria: i primi due sono, come da tradizione, il nome del nonno paterno e di quello materno; Maurizio, invece, era il nome di fantasia che piaceva tanto a mamma ma non a papà; Maria, infine, perchè i genitori capirono hanno capito subito che al piccolo era già predisposto alle minchiate e che serviva una protezione autorevole.
Sebbene abbia studiato con i sapienti gesuiti del Gonzaga, la sua passione è stata sempre quella dell'ignoto: così ha esplorato la strada delle radio libere (prima della sentenza della Consulta che ha aperto la strada a Berlusconi il quale, per questo non lo ha mai ringraziato), quelle dell'automobilismo sportivo senza una lira in tasca e infine quella della vita in barca dove ha soggiornato comodamente per quasi sette anni. Ad un certo punto della sua vita, Chiappisi decise di cambiare aria: andò nel nord-est del Brasile e lì aprì una regia taverna sulla spiaggia di Joao Pessoa. Cucina siciliana di un tempo: dalla pasta con le polpettine di carne al brociolone. E poi limoncello autoprodotto a fiumi...
Poi, come tutti quelli che non sanno fare nulla, è diventato giornalista, al Giornale di Sicilia. E la sua vita è cambiata: adesso, per le minchiate, lo pagano pure.
E a dicembre del 2010 si ritrovò autore di un libro vero, pubblicato da una casa editrice vera, la Novantacento di Palermo: Mimì, un romanzo senza capo né coda ambientato in Sicilia.
Il libro si trova per pochi spiccioli qua: