Rimpasto si, rimpasto no? E' il tormentone ricorrente di queste settimane, se non mesi, con riferimento al governo regionale guidato da Rosario Crocetta e, in misura minore, alla giunta di Palermo presieduta da Leoluca Orlando. Il termine "rimpasto", da sempre, ha un sapore prettamente politichese, da palazzo avulso dalle emergenze quotidiane dei comuni mortali, è legato alle complicate alchimie dei rapporti tra partiti, correnti, fazioni, è, soprattutto, un modo per garantire il mantenimento della vecchia maggioranza, quella uscita dalle urne, o di inaugurarne una nuova, con buona pace degli elettori. Insomma, tutte ragioni che con gli interessi dei cittadini ben poco c'entrano. Fa notizia l'attuale scontro particolarmente aspro tra Crocetta e i vertici del Pd isolano. Giuseppe Lupo, segretario del Pd, in corsa, pare, per la riconferma al congresso regionale di febbraio, accusa il governo regionale di essere inadeguato, di contro Crocetta non ne vuole sentire parlare di fare entrare in giunta deputati indagati dopo il terremoto che ha travolto l'Ars per le spese pazze dei gruppi parlamentari effettuate con i finanziamenti erogati ai gruppi stessi per il loro funzionamento, almeno secondo la Guardia di Finanza che ha presentato apposito rapporto alla Procura della Repubblica di Palermo. Tale dichiarazione del governatore ha accesso un vero e proprio incendio perché, hanno pensato e detto, appaiono strumentali usando, a fini politici, un'indagine della magistratura ancora solo all'inizio. Lì, ne scriveremo a parte, c'è da ripensare tutto, troppi soldi girano nei luoghi della politica e del potere. La questione che stiamo ponendo è un'altra: a cosa serve un rimpasto? Con l'elezione diretta del presidente della regione e dei sindaci la scelta degli assessori è, per legge, di loro esclusiva competenza, sono dei collaboratori, i primi collaboratori di chi è stato chiamato dagli elettori a governare. Sono il vertice politico di una macchina complessa costituita dalla burocrazia regionale e comunale divise in assessorati. Ecco, scusandomi per il paragone, sono dei pezzi importanti di una macchina. Normalmente quando non va un pezzo della nostra auto, la frizione, il cambio, i freni, andiamo dal meccanico e lo facciamo sostituire. Non andremmo mai in officina per cambiare un pezzo sano con un altro solo perché di marca diversa consigliata da un caro amico. La stessa cosa dovrebbe avvenire nelle istituzioni, gli assessori devono, no possono, devono essere sostituiti se non funzionano, se non si sono mostrati all'altezza, se hanno combinato pasticci o, è ovvio, se hanno mancato sul piano della legalità. Probabilmente sia a Palazzo d'Orleans che a Palazzo delle Aquile a qualche aggiustamento si dovrebbe procedere, sono emerse delle carenze nelle due squadre, che ne hanno compromesso l'azione complessiva, e i titolari del potere di nomina e di revoca, presidente e sindaco, dovrebbero pensarci seriamente. Ma lo dovranno fare non in funzione di "patti politici" con i partiti, o di altre convenienze politiche, ma per meglio fare correre la macchina posta a servizio del bene collettivo, per meglio assicurare le risposte ai bisogni della gente.
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Pippo Russo