Niente servizi sociali, Cuffaro resta in carcere

cuffaro carcere Palermo. Il Tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di affidamento ai servizi sociali per l'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro, condannato a sette anni di carcere per favoreggiamento alla mafia.

La Procura generale aveva espresso parere favorevole alla scarcerazione, ma a condizione che svolgesse attività lavorativa presso un istituto dei ciechi di Roma e non alla missione "Speranza e carità" di Palermo, come inizialmente richiesto dai legali di Cuffaro.

Il 'no' è legato alla mancata collaborazione di Cuffaro con la giustizia. Per i reati aggravati da fatti di mafia la collaborazione è iuna delle condizioni previste dalla legge per concedere l'affidamento in prova ai servizi sociali, chiesto dai difensori dell'ex presidente della Regione Sicilia.

Gli avvocati Maria Brucale e Giovanni Vaccaro avevano osservato che il loro assistito non è stato condannato per associazione mafiosa o per concorso esterno e che non occorresse dimostrare alcuna volontà collaborativa.

Il fratello dell'ex governatore siciliano, Silvio Cuffaro, commenta esprimendo ''sgomento e indignazione''.
"E' davvero singolare - dice - che un detenuto, da tutti definito 'modello', qual è stato Totò, non venga riconosciuto all'altezza, così come la nostra Costituzione e il codice penale prevede, di potere riabilitarsi e concludere la pena in affido all'associazione nazionale ciechi. Che giustizia è questa? Che nazione è l'Italia?".