Ill.mo signor Presidente,
ho preso visione attraverso la stampa, delle riforme del processo civile che il Consiglio dei Ministri si appresta a varare ed ho sentito dai telegiornali le Sue dichiarazioni, secondo cui si tratta di misure necessarie per smaltire l'arretrato.
Mi rivolgo a Lei, sig. Presidente nel tentativo d evidenziarLe alcune circostanze che, forse, non sono tenute in adeguata considerazione presso il Ministero in cui presumo, le forme sono state concepite.
La tutela dei diritti dei cittadini è una funzione primaria dello Stato e qualunque strumento ne ponga in pericolo il sistema finisce, inevitabilmente, per mettere a repentaglio persino la democrazia, baluardo di libertà e civiltà Solo nei regimi totalitari la tutela dei diritti non viene concessa a tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, di censo e di religione e sono certo che Lei non intenda macchiarsi di tale gravissima onta.
Purtroppo, molte delle riforme che sono state approvate recentemente nel nostro paese, sono rivolte a limitare il libero accesso al sistema di tutela dei diritti; mi riferisco alle norme che hanno utilizzato l'aumento dei costi per l'accesso alla Giustizia come strumento deflattivo, così avviando un percorso profondamento ingiusto ed antidemocratico per cui solo chi ha i mezzi economici può ottenere la tutela giurisdizionale mentre chi non li ha – ovvero oggi la stragrande maggioranza degli italiani – ne rimane tagliato fuori. Né si può ritenere che il patrocinio a spese dello Stato metta al riparo da tali pericoli, considerato il limite bassissimo (€ 11.700 lordo annuo) per poterne beneficiare.
E' intollerabile che si continui ad utilizzare il censo quale strumento per selezionare i cittadini che possono accedere alla Giustizia da quelli che, non avendo i mezzi economici, ne perdono il diritto.
Devo constatare che le riforme in corso di approvazione da parte del Governo – dopo la mediazione obbligatoria onerosa (peraltro, così come formulata, in contrasto con la direttiva 2013/11/UE 21.5.2013), innalzamento smisurato del contributo unificato per rivolgersi al Giudice, con la previsione persino di sanzioni per i casi di rigetto della domanda giudiziale, l'introduzione di un sistema di filtri per processo civile – si inseriscano nella pericolosa scia di violazione dell'art. 24 Cost., che costituisce un caposaldo nel nostro Ordinamento giuridico.
Mi riferisco, in particolare, alla previsione di un ulteriore pagamento )in aggiunta ai costi iniziali del processo ed a quelli di registrazione della sentenza) per ottenere la motivazione della decisione, che sembra il Governo voglia introdurre nonché alla previsione del Giudice Unico in appello, che sottrae alla valutazione collegiale della Corte la decisione dei processi civili. L'esperienza, ma soprattutto la statistica, dimostrano che il Giudice Unico in primo grado non ha portato ad alcuna accelerazione dei tempi né allo smaltimento dell'arretrato, ma solo alla perdita ella garanzia della collegialità della decisione ed al riguardo, mi consenta di ricordare, che la Giustizia deve essere oltre che celere soprattutto giusta.
L'Avvocatura italiana è disponibile a mettersi al servizio del paese per dare il suo contributo alla soluzione dei problemi in tema di Giustizia e, attraverso i suoi organi rappresentativi, ad illustrare proposte.
La ringrazio per l'attenzione, signor Presidente, evidenziando che mi rivolgo a Lei da avvocato, ma soprattutto da cittadino, per pregarLa di evitare che si verifichi con le riforme in corso di approvazione dal Governo un ulteriore scempio ei diritti dei cittadini.
Rispettosi saluti.
Avv. Francesco Greco
Presidente Ordine Avvocati Palermo
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