Acceso dibattito sul colloquio Renzi-Berlusconi e sulla conseguente proposta di nuova legge elettorale avanzata da Renzi, proposta che sta già scatenando non poche polemiche all'interno del maggiore partito del centrosinistra. Andiamo con ordine. E' vero, fa un po' specie vedere il segretario del Pd uscito vincitore da primarie aperte, il rottamatore per eccellenza, colui che vuole segnare una linea netta di discontinuità con il passato, incontrare il passato, non certo tra i migliori della nostra storia repubblicana, fatto carne, per giunta con sulle spalle una sentenza definitiva per un grave reato e con altri procedimenti penali in corso. Ma scaricare su Matteo Renzi l'intera responsabilità di questo paradosso sconcertante tutto italiano è troppo e fuorviante. Berlusconi, vuoi o non vuoi, dirige un partito accreditato intorno al 20% e gode di un seguito elettorale considerevole. Le domande da fare, allora, stanno a monte: come mai il signore di Arcore è ancora a piede libero? Come mai al re del bunga bunga gli si consente di fondare partiti e per giunta di guidarli? Come mai milioni di italiani ancora lo voterebbero nonostante condanne e processi? Finché non risponderemo a queste domande evitiamo l'ipocrisia di contestare chi non c'entra nulla con il governo delle larghe intese, che aveva proprio Berlusconi come principale interlocutore del Pd prima dello strappo di Angelino Alfano, voluto, intenzionalmente o oggettivamente, da ben altri attori, con nomi e cognomi: Napolitano, Grillo e il Pd di mezzo secolo fa. Renzi era fuori dai giochi in quel momento. Andiamo all'ipotesi di legge elettorale avanzata da Renzi. Il ragionamento del neo segretario dem convince ma, a mio parere, con qualche aggiustamento. Lui propone un sistema come quello spagnolo corretto, l'ha chiamato Italicum. Premio di maggioranza, tra il 15 e il 18%, per il partito o la coalizione che supera il 35%, in modo che chi vince abbia una rappresentanza in aula tra il 53 e il 55% dei seggi, sufficiente per governare. I rimanenti seggi saranno ripartiti tra gli altri partiti con le seguenti soglie di sbarramento: 5% per i partiti in coalizione; 8% per i partiti che si presentato da soli; 12% per le coalizioni. Niente preferenze ma liste bloccate in minicircoscrizioni con sei candidati. ATTENZIONE! E se nessuna coalizione raggiunge il 35%? Bene, si va a doppio turno, al ballottaggio tra le due coalizioni che hanno ottenuto più consensi, ciò per evitare per il futuro altri governi dalle larghe intese. Qualcuno, insomma, uscirà per forza vittorioso senza che dovrà ricorrere, all'indomani delle elezioni, all'innaturale abbraccio con la coalizione avversaria. All'obiezione che anche stavolta, non essendo prevista la preferenza, gli elettori non avrebbero potere di scelta, Renzi ha risposto che la scelta i cittadini la potranno fare attraverso primarie per l'individuazione dei candidati e garantendo la rappresentanza di genere. Ciò premesso, siamo sicuri che una siffatta legge, soprattutto per la mancanza delle preferenze, una delle ragioni per cui la Consulta ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, non incorrerà nuovamente nella tagliola della Corte Costituzionale? Ammettiamo che nulla accadrà. Allora chiediamo a Renzi due cose: che le primarie siano obbligatorie e che siano aperte, non limitate agli iscritti ai partiti. Una terza osservazione, giusto preoccuparsi della governabilità, però occorre assicurare un altro e forse più importante cardine di una democrazia, di natura costituzionale, la rappresentanza. Con soglie di sbarramento esageratamente alte s'impedirebbe a milioni di italiani di avere voce in Parlamento (speriamo una sola Camera, finalmente, come propone lo stesso Renzi) e questo non va bene.
Pippo Russo