La Corte dei Conti non lascia spazio a nessuna interpretazione e retrospettiva. Le società partecipate della Regione Siciliana non hanno motivo di esistere, rappresentano una voragine mangia soldi che tecnicamente non servono più a nulla. Nel dossier dei magistrati contabili si leggono frasi come “i costi delle partecipate risultano ingiustificati e poco trasparenti, società che non stanno più sul mercato dei servizi che dovrebbero erogare, in molti casi è palese il fallimento della mission e perciò la ragione di esistere".
Le cifre sono imbarazzanti sopratutto quando, rispetto al dibattito relativo all'abbattimento dei costi della politica e della pubblica amministrazione, l'opinione pubblica viene tormentata e distratta su un falso problema, quello della riduzione delle buste paga dei deputati, provando a farci credere che i mille o i due mila euro in più o in meno di stipendio risolvano i problemi di bilancio pubblico.
Ma dove stanno i veri problemi poco se ne parla... proprio sulle società partecipate della regione grava un forte peso tutto sulla schiena dei contribuenti siciliani.
Negli ultimi 4 anni il costo del carrozzone delle partecipate, ben 34, è stato 1 Miliardo e 176 Milioni di euro di cui solo 14 milioni per pagare i componenti dei consigli di amministrazione, gli stessi che la Corte dei Conti ha definito fallimentari nel perseguimento della mission aziendale, con “l'aiuto” dei loro "validi" consulenti che sono costati 73 milioni di euro.
Ma oltre le cifre, visti i risultati, la responsabilità amministrativa e gestionale e l'incapacità manifesta... la domanda che sorge spontanea è: perchè la politica e la pubblica amministrazione mantiene in vista, sulle spalle dei contribuenti, tali inutili strutture? La risposta è semplice... tali società, anche se partecipate e controllate dalla pubblica amministrazione, sono di diritto privato. Ciò vuol dire che si può derogare al patto di stabilità e al divieto di assunzioni, e infatti si evince che proprio queste strategiche realtà in questi anni, a beffa della crisi, hanno continuato ad assumere e a dispensare consulenze a destra e a manca senza concorsi ne procedure ad evidenza pubblica. Ogni società diventa così indispensabile strumento per la politica, luogo ideale per sistemare silurati e i portatori di voti. Emblematico il caso di una partecipata che per tre dipendenti paga 26 mila euro al mese di affitto... Sempre dal dossier della Corte dei Conti si evince che nelle società partecipate della regione hanno trovato collocazione oltre 7 mila persone e lo stesso organo della magistratura contabile esprime forti perplessità sul metodo di assunzione ma sopratutto sul reale fabbisogno.
Si consideri che questi sono i numeri relativi solo alle partecipate della Regione, ma la situazione non cambia se si guarda a quelle partecipate dai comuni e dalle province.
Continuiamo a crede che il vero problema sia quanto guadagna un deputato? O ci lasciamo continuare a prendere in giro facendoci celare dove sono i veri sprechi che permetterebbero risparmi di Miliardi di euro per i contribuenti... Certo, vista la manifesta incapacità di gestire la cosa pubblica, anche lo stipendio che NOI diamo ai nostri deputati e amministratori alla luce dei fatti risulta esorbitante...
Di Ugo Piazza