I promotori del disegno di legge di iniziativa Popolare e Consiliare per la ri-pubblicizzazione delle Acque (Acqua Pubblica) hanno richiesto formalmente al Presidente dell’Assemblea Regionale, per ben quattro volte da giugno ad oggi, l’applicazione dell’art.40 della legge 1/04 che prevede che un testo di legge assegnato alla Commissione competente, se non discusso, venga iscritto immediatamente al primo punto dell’OdG della prima seduta utile in Parlamento regionale. Ci aspettiamo che tale dispositivo di legge, i cui termini sono decorsi a giugno, venga finalmente applicato. I cittadini potranno così giudicare quali forze politiche sono per l’acqua pubblica e quali per quella privata.
Il 20 novembre infatti in IV Commissione Ambiente ARS si è concluso l’iter della legge “Disciplina in materia di risorse idriche” presentato dal Governatore Crocetta e dall’Assessore Marino l’11 giugno. Un testo contraddittorio che contrariamente a quanto dichiarato in campagna elettorale non ripubblicizza l’acqua, che rimane un vago orientamento del governo, ma che rende possibili in realtà sia la prosecuzione delle gestioni affidate ai privati che nuove privatizzazioni, e che manca per l’ennesima volta, come fu già con i Governi Cuffaro e Lombardo, l’occasione di dare alla nostra regione una legge di riforma organica e complessiva della gestione delle risorse idriche. Il testo infatti consente la prosecuzione fino a scadenza del contratto 40ennale di Siciliacque, la s.p.a. creata nel 2004 da Cuffaro, per il 75% in mano alla multinazionale francese Veolia, che in barba alla volontà popolare espressa con i Referendum del 2011, potrà continuare a gestire, a fare profitti e fare levitare le bollette dei siciliani per altri 31 anni. Si registra inoltre un preoccupante accentramento dei poteri al livello governativo, mentre gli enti locali, ridotti a rappresentanze, restano meri sottoscrittori di atti prodotti dai vertici dell’Assessorato. Di fronte al disastro lasciato sul campo dalle privatizzazioni, che graveranno come sempre sui cittadini, (basti pensare al fallimento di Aps in Provincia di Palermo o di SAI 8 in Provincia di Siracusa), ed alla necessità di mettere fine a tutto quello che in questi anni ha consentito, con l’acqua, di continuare ad assetare i territori, ma di ingrassare i privati, il Governo non ha saputo dare risposta. Assistiamo oggi al paradosso di commissari liquidatori, è il caso di APS, che impongono ai Comuni di riprendersi in pochi giorni le reti a suo tempo consegnate al gestore oggi fallito, senza che questi abbiano il personale ne le risorse per gestire direttamente il servizio, scaricando di fatto sui Comuni e di conseguenza sui cittadini responsabilità che gravano invece sulla Amministrazione regionale.
Probabilmente se il Governo e l’Assessore, dopo l’emanazione a gennaio della legge 2/2013 sullo scioglimento delle AATO, anziché concentrarsi per mesi sull’emanazione di un testo pilatesco che ha scalzato dalla discussione in Commissione Ambiente la prima proposta di legge di iniziativa Popolare e Consiliare, avessero posto le condizioni per una vera ripubblicizzazione delle acque, non saremmo oggi a rischio di sospendere l’erogazione idrica in decine e decine di comuni. Non vorremmo che nell’emergenza si profilassero, nuove soluzioni “creative” contrarie alla indicazione ineludibile della maggioranza dei cittadini siciliani. Ancora una volta si scrive Acqua, si legge Democrazia.