Succede che in una paninoteca di Vienna chiamata Don Panino, qualcuno decisamente di cattivo gusto decide di dare ai panini nomi di vittime della mafia e di descrivere le pietanze offendendo chi è morto perché si è messo contro Cosa nostra: "Siciliano dalla bocca larga fu cotto in una bomba come un pollo nel barbecue" si legge sotto il nome del panino Don Peppino. Il riferimento è chiaro; si tratta di Impastato ucciso a Cinisci il 9 maggio del 1978
Questo è solo uno degli esempi. Poi c'è il Don Corleone, il Don Buscetta, e anche il Don Falcone, che di certo "Don" non era.
Protesta, e a ragione, il deputato del Pd Michele Anzaldi che ha chiesto al ministro degli esteri Emma Bonino la convocazione immediata dell'ambasciatore austriaco per una vicenda che dice "Dileggia e offende oltre ogni limite la memoria delle vittime della mafia. Scherzare e offendere per fini commerciali la memoria di pagine drammatiche del nostro Paese, tuttora purtroppo ancora vive, non è cosa che ci si sarebbe aspettati da un paese civile come l'Austria. Si tratta di un grave incidente e – conclude il parlamentare palermitano - l'Italia deve pretendere scuse ufficiali e il ritiro immediato di qualunque scritta che possa offendere il nostro paese e i familiari delle vittime".
Pur disprezzando un gesto del genere e condividendo la reazione del deputato, da sostenitori dell'appello promosso dalle associazioni cittadine e inviato alla Commissione Antimafia Europea a seguito delle minacce ricevute dai Pm di Palermo e Caltanissetta negli ultimi mesi (l'ultima qualche giorno fa), non possiamo che notare la differenza di "reazione" nelle due situazioni e dunque l'insorgere del deputato del Pd per Don Panino e il silenzio a seguito delle lettere anonime ai magistrati. Che sono ancora vivi e continuano a cercare la verità.
Una piccola osservazione che prende spunto dalla reazione di Anzaldi, ma che non si riferisce soltanto a lui ma a tutti i rappresentanti delle istituzioni.Allo Stato.