Non esiste una pena adeguata per chi si macchia di una simile infamia, di tale abominio.
Uccidere un animale nella maniera in cui è stato ucciso il meticcio rinvenuto sabato mattina in uno scatolone, accanto a dei cassonetti dell'immondizia, nel rione Albergheria, nel pieno centro storico di Palermo, non è da esseri umani, ammesso che uccidere lo sia.
Il povero animale è stato eviscerato, mutilato e carbonizzato, speriamo sia morto subito. Alcuni operatori dell'Amia lo hanno rinvenuto e portato presso il canile municipale, sabato mattina. Una pista però ci sarebbe, poichè il cane era provvisto di microchip, e adesso bisognerà capire se fosse di qualcuno o se fosse uno dei tanti randagi accalappiati, sterilizzati e rimessi sul territorio.
Questo però non cambia di una virgola il fatto. Certo, se fosse stato di qualcuno, saremmo felici di conoscerne l'dentità per sbatterlo in prima pagina, ma sarebbe poco. Ci stiamo preoccupando e verificando acchè delle indagini vengano svolte.
Frattanto raccogliamo lo sdegno della responsabile della Lida di Palermo, Alessandra Musso, che denuncia questo fatto come indice della vigliaccheria e della inciviltà di alcuni palermitani.
Un fatto analogo peraltro sarebbe già avvenuto un mese fa, quando un'altra cagnetta venne uccisa e bruciata. Il problema del randagismo a Palermo è un problema serissimo. Le amministrazioni, comunale, ma anche quella regionale, dovrebbero far sì che Palermo possa sopperire al problema con l'adeguamento delle strutture, il loro regime di servizio e la competenza del personale.
Ma fino a quando i randagi saranno abbandonati a loro stessi, incorreranno nelle sevizie e nella brutalità di esseri incivili, che non esitano a sfogare le proprie frustrazioni e depravazioni su animali indifesi e fiduciosi.