Sono sette le parti civili ammesse al processo sulla Trattativa Stato mafia: Comune di Palermo (ma non per il capo C, ovvero l'accusa nei confronti di Mancino, ndr), De Gennaro, il centro Pio La Torre, la Regione Sicilia, l'associazione Libera nomi e numeri contro le mafie, l'associazione via Georgofili e la Presidenza del Consiglio.
Escluse le Agende Rosse con grande amarezza di Salvatore Borsellino, fratello dei giudice ammazzato dalla mafia il 19 luglio 1992 in via D'Amelio, la cui richiesta non è stata accettata né come familiare né come presidente delle Agende Rosse diversamente da quanto accaduto durante l'udienza preliminare.
"Vorrei capire – dice Borsellino – perché le Agende Rosse non sono state accettate. Siamo stati i primi, come movimento, a parlare di Trattativa tra Stato e Mafia. Sono stati usati due pesi e due misure devo studiare bene le motivazioni prodotte dalla Corte d'Assise per capire il perché di questo comportamento. Non vorrei che fosse dovuto al fatto che, quando è stato necessario accusare quelle parti delle istituzioni che non hanno agito come avrebbero dovuto agire, non ci siamo mai tirati indietro. Sono amareggiato. La nostra inclusione non avrebbe intralciato il procedimento, anzi avremmo potuto dare, come parte civile un grosso aiuto". Salvatore Borsellino è parte civile invece nel processo iniziato un mese fa a Caltanissetta, il Borsellino Quater.
"Il parere di diniego per l'accoglimento di costituzione di parte civile di salvatore è l'ennesimo schiaffo alla societa' civile - dice Luigi Furitano fondatore del Centro Studi Paolo Giaccone - La sua persona non ha operato meno rispetto ad associazioni accolte per esser considerate attive a livello nazionale. Tra loro e Salvatore vi è tanto in comune. Ma il dolore per il sacrificio di paolo è certamente piu' vivo e doloroso per il fratello e questo andava considerato anche andando in deroga ad indicazioni giurisprudenziali. Una precisazione che ritengo doverosa - ha concluso Furitano - e che non è riferita all'operato dei pm di Palermo, che già in udienza preliminare avevano accettato la richiesta".
Il Procuratore Aggiunto Vittorio Teresi ha contestato l'aggravante all'ex ministro dell' Interno Nicola Mancino ovvero l' aver agito non solo per assicurare l'impunità ma "anche" al fine di occultare il reato di attentato mediante violenza o minaccia a un corpo politico , amministrativo o giudiziario dello Stato (reato al capo A)"
Gli avvocati difensori hanno richiesto e ottenuto, che il verbale con la nuova contestazione, sia inviato a Mancino per il diritto di difesa. "C'è una integrazione al capo d'imputazione – dicono gli avvocati Nicoletta Piergentili e Umberto Del Basso –e dunque una modifica e la necessità quindi di difendersi ulteriormente".
Escluse tutte quelle parti civile per cui, secondo la Corte, non sussistevano i motivi e i requisiti per essere ammesse e dunque l'associazione Vittime di mafia di Sonia Alfano, Addio Pizzo, Associazione Rita Atria, Associazione antiracket di Marsala, il Coisp sindacato di Polizia, il Partito Rifondazione Comunista, l'associazione Cittadinanza per la Magistratura, l'associazione nazionale Testimoni di Giustizia, Giustizia Democratica, associazione Vigili del Fuoco Carlo , associazione Riferimenti, il comune e la provincia di Firenze, la regione Toscana, i comuni di Capaci e Campofelice di Roccella, associazione Libere Terre, associazione Testimoni di Giustizia, Marco Lo Monaco, Lo Valvo e Lima.
Sonia Alfano, appresa la notizia ha dichiarato: "Ciò che mi viene da pensare è che abbiamo dato fastidio e avremmo continuato a darne altrettanto dal momento che avevamo chiesto l'inclusione di Giorgio Napolitano nella lista testimoniale. La nostra non è un'associazione "istituzionale", noi pretendiamo verità e giustizia da tutti. E per noi sono tutti uguali davanti alla legge e davanti al nostro sacrosanto diritto di giustizia!"
Nessuno degli imputati era oggi presente in aula; presenti in collegamento Leoluca Bagarella, Totò Riina (che per un malore ha poi dovuto lasciare l'udienza, ndr), Antonino Cinà. Assenti per la seconda volta Dell'Utri, De Donno e Mario Mori. Massimo Ciancimo assente per rinuncia. Il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, si trova rinchiuso al carcere Pagliarelli a seguito dell'arresto disposto dalla Dda di Bologna con l'accusa di maxi evasione fiscale.
Prossima udienza fissata per il 27 giugno al bunker del care Ucciardone.