Riscossione tributi in Sicilia, un affare da 10 milioni di euro di consulenze all'anno, e a saltar fuori i soliti nomi noti...
Il presidente Crocetta avrebbe voluto un magistrato per mettere ordine alla società che gestisce la riscossione dei tributi in Sicilia la "Riscossione Sicilia" . E il volere era quasi riuscito a diventare potere, infatti sarebbe dovuto essere il noto magistrato Antonio Ingroia a sedersi ai vertici della società regionale. Ma il sogno del presidente Crocetta si è infranto appena qualche ora fa sul diniego dato ad Ingroia da parte del CSM, l'organo di autoregolamentazione della magistratura. L'intendimento di Crocetta, neanche troppo velato, era quello di voler ottimizzare il sistema di riscossione dei tributi all'insegna della legalità e della trasparenza, visto anche il giro milionario di consulenze esterne che Riscossione Sicilia è “ costretta” a dare per il disbrigo dei numerosissimi contenziosi che ogni hanno la chiamano in causa. Si parlerebbe di circa 10 milioni di euro in parcelle pagate a una stretta cerca di studi legali. 10 Milioni di euro all'anno, di incarichi professionali per prestazioni legali date in assoluta autonomia e senza nessun criterio legittimo di rotazione o di scelta trasparente, ma con il criterio molto più “utile” della scelta fiduciaria. E infatti non mancherebbero alcuni nomi eccellenti, tra cui quello dello studio Schifani, Pinelli, Dagnino, certamente ottimi professionisti, ma dai cognomi molto più che noti.
Lo studio Schifani è proprio quello in cui fino a dieci anni fa esercitava l'ex presidente del Senato Renato Schifani, poi passato all'eredità professionale del figlio. Indipendentemente dai nomi, resta il dato, per alcuni “ voragine” per altri “Business” , delle consulenze e incarichi esternamente affidati dalla Regione Siciliana. Consulenze delegate da quella stessa macchina burocratica e amministrativa che conta più dipendenti d'Italia. Ma anche ammesso che ciò fosse necessario, nel caso specifico è comprensibile che i ricorsi verso la riscossione dei tributi siano migliaia l'anno, risulta meno comprensibile perché non si riesca a individuare un metodo per cui 10 milioni di euro di parcelle debbano ricadere sempre su una ristretta cerchia di “privilegiati” e non si possa invece individuare un criterio di rotazione chiaro e trasparente che coinvolga più professionisti e più studi legali. E per non parlare del fatto che con 10 milioni di euro la regione potrebbe formare uno "squadrone" di propri legali nelle migliori università del mondo senza bisogno di rivolgersi all'esterno, continuando lo spreco inaccetabile di denaro pubblico, mentre imprenditori e tessuto produttivo sono schiacciati dal fisco e dalle tasse di cui la Riscossione Sicilia si fa carico.