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Proteste in Sicilia: Lombardo ed Orlando in diretta tv su La7, tanta analisi e niente soluzioni.

foto protesta

Eccolì lì, pronti a cavalcare l'onda della protesta per mettersi in vetrina. L'ex sindaco di Palermo e l'attuale presidente  della Regione. Schermaglie, frecciate, accuse e depistaggi.

Attacca l'ex Sindaco, imputando a Lombardo più quello che la sua amministrazione non ha fatto, che quello che ha fatto. Orlando spiega che la visita di Lombardo a Monti equivale ad una visita di Monti a Bruxelles, cioè: quando il Governo siciliano ha un problema, va a bussare in casa del Premier, e quando il Premier ha un problema, va a bussare  in casa dell'Unione Europea.

La trasmissione "Coffee Break" ospita i due politici, ma anche qualche tecnico. Inizialmente, Lombardo rimane in silenzio,  si elencano i numeri da brivido della Regione siciliana, i suoi sperperi, il suo immobilismo amministrativo.

Lombardo risponde che si è fatto ciò che si doveva fare, avviare delle trattative sulla costituzione di tavoli di lavoro che trattino punto per punto le tematiche delle proteste. L'obiettivo, a questo punto, si sposta sui miliardi di euro messi a disposizione dalla UE e non spesi dall'amministrazione regionale, nel solo quinquennio 2007 - 2013, sarebbero nove su undici.

Quindi la Regione siciliana ne avrebbe spesi solo due, per incompetenza, mancanza di programmazione e perchè non ha le carte in regola. Uno sfascio. La situazione dipinta dai servizi di La7 appare molto grave, e adesso Lombardo dovrà tornare in Sicilia e sottoporre il niente ai rappresentanti della protesta. Non sarà facile calmare gli animi. Orlando annuncia anche, molto sarcasticamente, e mandando una frecciatina al Presidente siciliano di Confindustria, Ivan Lo Bello, di avere una notizia bomba, dice che "Hanno scoperto che in Sicilia c'è la mafia", come se ci fosse da ieri. Una trasmissione dopo l'altra, adesso è Mariano Ferro in diretta e annuncia subito che se non ci sono soluzioni, che vadano tutti a casa.

Stavolta però gli interlocutori sono diversi, Gianfranco Miccichè e Fabio Granata, politici siciliani di vecchie appartenenze, ma cè anche il leghista Gianluca Pini, che esordisce dicendo che "finalmente i siciliani sembrano essersi svegliati e che gli sembra di rivedere le prime proteste leghiste". Inesorabilmente, ogni qualvolta la parola passa a Granata o Miccichè, i contesti si allargano e gli oggetti dell trasmissione si rarefanno. Micchichè dice di essere molto preoccupato per la protesta siciliana, fa capire di temerla e di averne paura. Mentre Granata tenta più di analizzare i pregressi che l'attuale.

Intanto i Forconi si eclissano, presumiamo stiano già progettando nuove forme di protesta. C'erano anche i pescatori siciliani, stamane, davanti il Palazzo del Govrno regionale, ed anche i sindacalisti degli ex operai Fiat di Termini Imerese. A noi è sembrato più un valzer di comparse, tutte volte alla conquista di uno spazio pre elettorale.

Ma dov'erano questi signori, sia i politici che i sindacalisti, quando a palermo pr giorni ci sono stati i blocchi, o quando i forconi e gli studenti, gli auttotrasportatori ed i pescatori hanno manifestato? Perchè non ci hanno messo la faccia in un tentativo di dialogo o interlocuzione? Troppo comodo intervenire a bocce ferme. Ricordiamo loro solo una cosa: la Sicilia possiede uno Statuto inapplicato da 63 anni, e basterebbe solo quello per trovare valide e perduranti soluzioni a tutte le rivendicazioni delle proteste.