Su Palermo sembra essersi abbattuta una pesante scure culturale, sempre meno spazi, sempre meno eventi, sempre meno tutto... L'ultima diatriba, per i modi e il susseguirsi di smentite e prese di posizione, dal sapore tradizionalmente pirandelliano, riguarda Palazzo Riso, il Museo d'Arte Contemporanea, in Corso Vittorio Emanuele di fronte Piazza Bologni.
Ieri era stata annunciata dal direttore la chiusura, per mancanza di fondi e a causa dei paventati lavori di ampliamento che renderebbero la struttura non agibile al pubblico.
Un museo moderno di buona concezione con tanto di piacevole caffetteria vetrinata a piano terra, recuperato all'interno di un immobile che porta ancora cicatrici dai bombardamenti della grande guerra, ma che da qualche anno era comunque ritornato alla vita.
Si chiude, non si chiude, ancora oggi non si hanno certezze. Certo è che da ieri il sito del museo è stato oscurato facendo scattare da parte di Gesualdo Campo, capo del Dipartimento dei Beni Culturali, la denuncia verso il direttore per interruzione di pubblico servizio.
Siamo certi che il museo alla fine non chiuderà, almeno ce lo auguriamo di cuore, ma certo è che la vicenda ha del paradossale, acclara l'assoluta mancanza di dialogo e programmazione tra i vari livelli delle Istituzioni competenti, un libero arbitrio di dichiarazioni e atti che certamente non fanno bene alla cultura, che non testimoniano una gestione quanto meno manageriale dell'arte.
Per fare cultura, e nel caso specifico figurativa e pittorica, ricordiamoci che non bastano i quadri da appendere ad un muro.