Sequestrate le quote e il complesso dei beni aziendali della società Bagagli srl e Bagagli sas, leader nel settore vendita di articoli "griffati" di pelle, scarpe, abbigliamento, accessori di abbigliamento, valigeria ed altro, con sede a Palermo e dei famosi punti commerciali per la città: via Libertà, via XX Settembre, via Messina, via Mariano Stabile, viale Strasburgo ed via Roma; sequestrati anche i punti di Catania in corso Italia e Bagheria in Corso Umberto I; e ancora, 44 beni immobili tra appartamenti, magazzini e terreni, una rivendita di tabacchi, due autoveicoli, una moto di grossa cilindrata, 26 rapporti bancari e una imbarcazione di circa 20 metri di lunghezza. Tutto per un valore di oltre 16 milioni di euro.
Il Tribunale di Palermo (Sezione Misure di Prevenzione guidata dalla dottoressa Silvana Saguto, ndr), ha disposto il sequestro accogliendo la proposta avanzata dai pm Vittorio Teresi e Dario Scaletta, per l'applicazione della misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di Filippo Giardina e Salvatore Milano entrambi classe '53,
Salvatore Milano è considerato uomo "d'onore" storico della famiglia di Palermo Centro, già destinatario di condanne definitive per associazione mafiosa e di misure di prevenzione personali, in atto detenuto, agli arresti domiciliari, presso la propria abitazione.
Giardina è invece considerato un soggetto socialmente pericoloso, per la sua "vicinanza" ad alcuni affiliati all'associazione mafiosa, ed in particolare a Milano, di cui era prestanome: si è intestato fittiziamente quote di alcune attività commerciali di pregio operanti in Palermo, ma di fatto di proprietà dell'associazione mafiosa, ottenendo illeciti vantaggi economici nella gestione e nella conduzione delle stesse attività. A delineare la sua posizione e la sua pericolosità, anche le dichiarazioni rese da alcuni testimoni di giustizia.
Il nome Bagagli fu riscontrato anche a seguito delle analisi della documentazione sequestrata al momento dell'arresto di Salvatore e Sandro Lo Piccolo: nei cd "pizzini", si faceva riferimento all'attività commerciale "Bagagli" e alla sua riconducibilità, oltre che a Giardina, a Salvatore Milano.
A seguito delle indagini è stato dimostrato che gli stessi beni "risultano essere frutto di attività illecita o ne costituiscono il reimpiego", ed è stata riscontrata anche la differenza tra il valore dei redditi dichiarati da Milano (e dai suoi familiari) ed il patrimonio dagli stessi acquisito.
Per la Dia è stato importante dimostrare l'esistenza di accordi, intrapresi dai formali intestatari dell'attività commerciale Bagagli, con soggetti in grado di subentrare, formalmente, nell'amministrazione e dunque nella compagine societaria dell'attività commerciale e di eventuali altre società alla stessa riconducibili, al fine di eludere eventuali provvedimenti della magistratura nei confronti di Salvatore Milano, come, appunto, le misure di prevenzione patrimoniale .