Quando si dice che "al peggio non c'è fine". Oggi Angela Cascino, uno dei residenti dell'ex campo container di via Messina Montagne è stata ascoltata dal giudice, come imputata in un procedimento (penale) per "occupazione abusiva di alloggio di edilizia pubblica".
Già, nella città delle occupazione abusive, degli sgomberi non effettuati per "motivi di sicurezza pubblica", della case rubate se ti assenti da tuo appartamento per una manciata di giorni, cosa succede? Succede che il Comune nel 2009 ha citato in giudizio circa 10 famiglie, che se il giudice dovesse condannare dovrebbero pagare 500 euro (a testa che sia inteso e non per nucleo penale, ndr) e che se non dovessero avere le disponibilità economiche saranno con dannate alla detenzione o a pena alternativa.
Stamattina è stato ascoltato il commissario della Polizia Municipale Ignazio Di Giovanni che il 4 agosto del 2008, assieme al collega, isp. Vassallo, ha redatto il verbale di identificazione e di elezione di domicilio ad Angela cascino, sottoposta ad indagine. Il capo di imputazione per cui oggi è stata sacoltata per avere "arbitrariamente invaso il container al fine di occupare e farne temporanea abitazione.
Il commissario Di Giovanni ha dichiarato che si recò al campo containr su segnalazione del Comune di Palermo che li aveva incaricati di controllare l'area "Noi sapevamo chi fossero gli abusivi o meno, non avevamo un elenco. Andando lì, la signora cascino non aveva i documenti autorizzativi e quindi abbiamo fatto l'identificazione". Il commissario ha dichiarato anche di non sapere se il terreno e i containers fossero di proprietà della Protezione civile e alle domande posta dall'avvocato difensore Sabbia sulla presenza di una discarica abusiva accanto al campo e di un giudizio sulle condizioni minimie di vivibilità degne di un essere umano, ha risposto: "Non mi risulta che ci fosse una discarica abusiva e non so dove scarichino le fogne e non ho certezza che l'acqua fosse potabile. Sapevo di si, ma non mi sono mai accertato della cosa. Le condizioni di vita mi sembravano vivibili in quel momento".
Poi è toccato ad Angela Cascino, difesa dall'avvocato Filippo Sabbia, che tanto ha lottato per la sua dignità e per quella dei suoi figlie e di tutti quelli che come lei, per quasi 4 anni, hanno vissuto in quel posto dimenticato da Dio. E' toccato ad Angela sedersi sul banco degli imputati e dover leggere la formula di rito sulla "verità nient'altro che la verità".
Ha risposto alle domande del giudice, del pm e del suo avvocato, raccontando passo passo la sua storia: "Nel 2008 , io, il mio compagno e il mio bimbo di tre anni, vivevamo con mio padre. Poi la casa venne dichiarata inagibile e abbiamo dovuto lasciarla. Un funzionario della polizia municipale ci disse che c'erano dei containers in un campo sito in via Messina Montagne e così andammo lì. Per sei mesi siamo stati tutti in quello stesso container, ma ad agosto chiamai l'Ing Cerrone ora deceduto, che si occupa per conto della Protezione civile delle assegnazioni e gli chiesi se potevo entrare con il mio compagno e il mio bambino in altro alloggio del campo. Vivere in quattro in quei pochi metri quadrati di spazio e con un bambino non era più pensabile. Non ebbi alcuna risposta e dopo qualche giorno decisi di entrarci ugualmente. Per aprilo utilizzai la chiave del container di mio padre, una valeva l'altra praticamente, subito dopo comunicai alla polizia municipale di quello che avevo fatto". "Signor giudice - ha concluso Angela - io non voglio passare per la vittima, mi rendo conto che occupare un posto non è una cosa giusta, ma non sapevo cos'altro fare. Avevo er altro già fatto tutte le richieste necessarie al Comune per essere inserita nella graduatoria dell'emergenza abitativa e per l'assegnazione di una casa, vera. Io cercavo solo un modo per poter dare a mio figlio una sistemazione migliore per quanto possibile".
L'udienza adesso è stata rinviata a maggio. Il giudice ascolterà il funzionario responsabile della ripartizione Edilizia popolare per avere chiarimenti, intanto, sulla titolarità dell'are a e dei container.
Sembra assurdo quanto sta succedendo. Questo vuol dire sparare sulla Croce Rossa e dopo averla utilizzata in campagna elettorale. Perché nessuno si dimentica lo sgombero del campo container, fatto nel dicembre del 2011, a pochi mesi dalle elezioni amministrative, in cui sindaco e assessori davanti alle telecamere, gonfiavano il petto.
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