Da giorni si susseguono sulla stampa le notizie sulle condizioni di salute di Bernardo Provenzano, imputato nel processo sulla Trattativa Stato-mafia che inizierà il prossimo 27 maggio davanti alla davanti alla seconda sezione della Corte di Assise di Palermo.
Giovanna Maggiani Chelli, Presidente dell' Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, ha invocato il diritto alla privacy perché – dice - Provenzano non merita il senso di pietà che cerca.
"Le condizioni di Bernardo Provenzano secondo bollettini medici stampa si aggraverebbero.
Crisi glicemiche, recidive del tumore alla prostata, gravi problemi cardiaci e non scordiamoci dei gravi problemi neurologici, insomma chi più ne ha più ne metta. Invochiamo il diritto alla privacy, affinchè il linciaggio morale verso i cittadini non abbia ad influire su quel senso di pietà che Provenzano di certo non merita - scrive – . E' vecchio, ammalato come milioni di italiani che non sono certo così amorevolmente assistiti dagli organi sanitari, anzi spesso sono al fai da te come troppe delle nostre vittime di Provenzano.
Fra poco ricorderemo i 20 anni da quei massacri, che Provenzano fece eseguire in continente, per noi a Firenze, mandando all'altro mondo i nostri figli, pertanto chiediamo che ci sia data notizia solo della morte di Provenzano, perché il resto è ordinaria amministrazione nella vita di ogni uomo anziano e di ogni malato.
La prigione a 41 bis è stata una scelta di vita di Provenzano, altrimenti parlerebbe e ci direbbe chi gli ha consigliato via dei Georgofili e la Torre de Pulci per le sue scorribande".
Intanto davanti al tribunale di sorveglianza di Bologna si è tenuta l'udienza sull'istanza di sospensione dell'esecuzione della pena per motivi di salute, richiesta dal difensore di Provenzano, l'avvocato Rosalba Di Gregorio. Il boss si trova rinchiuso nel carcere di Parma al 41 bis.
Secondo il suo legale (non ci sono infatti recenti perizie richieste dal giudice in tal senso), avrebbe problemi cardiaci e una recidiva del tumore alla prostata che già nelle scorse settimane aveva portato ad una richiesta di revoca del carcere duro che è stata però respinta .
Il Procuratore generale ieri si è opposto alla richiesta di sospensione mentre i giudici si sono riservati la decisione.