"A Palermo e in tutta la Sicilia dobbiamo avviare una politica dei rifiuti radicalmente diversa, affidata a una gestione efficiente che superando l'emergenza guardi al futuro; miri a ridurre la quantità di rifiuti prodotti (oltre un chilo a testa ogni giorno è un quantitativo spropositato), realizzi un ciclo di raccolta, smaltimento e riciclo davvero virtuoso". A parlare è l'assessore all'Ambiente del Comune di Palermo, Giuseppe Barbera.
Mentre la città cerca di tornare alla normalità dopo giorni passati a fare lo slalom tra i rifiuti e a contare i cassonetti incendiati la notte, Barbera spiega che "Solo aumentando drasticamente la percentuale di raccolta differenziata Palermo potrà evitare di trovarsi fra qualche anno in una emergenza che non darà appello. La città è chiamata ad uno sforzo straordinario: portare a livelli europei la quota di raccolta differenziata, quindi dall'attuale 7% al 50% circa, produrre meno rifiuti confidando anche su nuove abitudini dei cittadini, attivare forme di riciclaggio domestico e su piccola scala. Se riusciremo a fare questo, se riusciremo quindi ad avvicinarci agli obiettivi della strategia "rifiuti zero" avremo bene affrontato il problema. Un fallimento su questo fronte non è possibile perché né uno né cento termovalorizzatori potrebbero allora venirci in soccorso".
"Un termovalorizzatore - sottolinea Barbera - sarebbe una soluzione compatibile, in termini ambientali, energetici, economici, solo se preceduto da interventi molto rigidi e precisi di raccolta differenziata e separazione tra tipologie di rifiuti. In questo modo solo una porzione minima dei rifiuti dovrebbe finire in discarica o potrebbe essere incenerita con recupero di energia".
Per l'esponente della Giunta Orlando "L'esperienza europea anche in grandi città e anche con impianti ubicati nei centri abitati, è finora rassicurante sui ridotti impatti sanitari, ma appunto tali esperienze sono legate a politiche complessive di gestione dei rifiuti, che si basano innanzitutto sulla riduzione, sul riuso e sul riciclo. Nella nostra realtà però va ricordato che la previsione dei termovalorizzatori fatta a suo tempo dai Governi Regionali è stata molto diversa: al di fuori di qualsiasi vera politica dei rifiuti e immaginando questi impianti come dei semplici forni in cui bruciare qualsiasi cosa: soluzioni da incubo e con impatti sulla salute certamente dannosi".
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