Non è di certo un uomo che passa inosservato. Che indossi la toga o salga su un palco per un comizio elettorale, Antonio Ingroia porta dietro di sé commenti e critiche a ogni passo.
Così è stato anche per l'indicazione, fatta dal governatore siciliano Rosario Crocetta, a presidente del cda della Riscossione Siciiia spa.
Incarico che, per essere reale, deve avere il nulla osta del Consiglio superiore della magistratura.
"L'ultimo parto del vulcanico e imprevedibile governatore Crocetta? - si chiede il senatore Mario Ferrara (Grande Sud) - Mi sembra proprio il titolo di un film: Ingroia alla riscossa".
"Per la verità – dice anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992 - preferivo Ingroia quando faceva il suo lavoro di magistrato e lo faceva in maniera egregia, mentre su Ingroia politico preferisco non pronunciarmi".
"Voleva fare la rivoluzione civile. Poi doveva coordinare le inchieste in Guatemala. Pur di non fare il magistrato ad Aosta, e quindi continuare a lavorare, Antonio Ingroia è diventato il nuovo esattore siciliano", commenta Salvino Caputo (FdI)." Triste fine - dice - di chi voleva prima processare lo Stato e poi guidare la rivoluzione".
Secondo i deputati regionali del Partito dei Siciliani-Mpa Salvatore Lombardo e Vincenzo Figuccia "la nuova composizione del CdA di Riscossione Sicilia viola le disposizioni previste nel testo della cosiddetta 'Spending Review' nazionale che, nel caso specifico, trovano applicazione diretta anche in Sicilia. In particolare - dicono - la normativa nazionaleprevede che i Cda delle società controllate direttamente o indirettamente dalle P.A. debbano essere composti da massimo tre membri, di cui almeno due dipendenti dell'Amministrazione titolare della partecipazione. Pertanto, senza sindacare il merito e le professionalità di alto profilo scelte dal Governatore, questi, ancora una volta, adotta una scelta illegittima".
Contro la nomina di Ingroia anche il Codacons. Per l'associazione dei consumatori "L'incompatibilità è evidente: come può un magistrato che fino a ieri ha indagato in Sicilia, assumere il compito di far pagare le tasse proprio nella regione in cui ha operato e ha acquisto informazioni nell'ambito delle sue funzioni?''.
Ma il diretto interessato sembra ormai impermeabile alle critiche e replica punto su punto. "C'è – dice - chi teme sempre Ingroia: lo temeva come magistrato, lo temeva come politico e adesso ovviamente lo teme alla guida di una società pubblica che in Sicilia è snodo di certi interessi. Non mi sorprende che io faccia paura a certi grumi di potere, io vado avanti'. Non lo ritengo un incarico definitivo, ma per me ha un senso profondo in un periodo di emergenza e di inequità: svolgerò questo compito con passione''.
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