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Frase infelice di Grillo? Non ieri a piazza Croci

da "La mafia non strangola i suoi clienti, si limita a riscuotere il pizzo" sarebbe quello che Beppe Grillo avrebbe detto, anche se non sappiamo in che occasione, e che giornali, quotidiani on line e blog avrebbero additato, ponendo pollice verso.

Cerchiamo di capirci di più: a causa di questa frase è successo un pandemonio, i titoli si sono sprecati e sulla rete i " je accuse" e le apologie si sono contrapposte ad oltranza. E' vero che in alcune sue uscite il comico genovese abbia usato metafore, parallelismi ed aggettivazioni poco opportune e felici, ed in alcuni casi non proprio da satira, ma volendo essere assolutamente super partes, dobbiamo altresì ricordare come i nostri politici, dai massimi rappresentanti, ai minimi, abbiano fatto di peggio e di più. Se Grillo ha sbagliato, è giusto che chieda scusa o rettifichi, poiché errare è umano e la foga, la carica e l'impeto sono spesso cattive consigliere.

Ora, mi fa ridere pensare  a chi dice che la mafia sia solo un argomento per addetti ai lavori,  come mi fa ridere il fatto che non possa essere oggetto di satira, quando per una vita lo è stata. La frase imputata, a rigor di logica, ha un senso: è ovvio che la mafia preferirebbe riscuotere il pizzo, piuttosto che ammazzare, e lo strangolamento in senso figurato è quello dei "cravattari" , che ti tolgono il respiro chiedendoti pizzo, tangente, o interessi usurai. La contestualizzazione di tale frase è da definire. Per chi come me ha lavorato anche nel periodo precedente alle stragi di mafia, ha conosciuto Falcone e Borsellino e ne ha anche apprezzato le doti umane prima che professionali, sa che  ambedue i magistrati si sarebbero fatti una risata. Un pensiero indotto da una frase può comportare riflessione e curiosità, ma nulla più.

L'idea di mafia, in questo momento storico, troppo spesso è andata a braccetto con quella di politica ed in più di un'occasione i connotati ed i profili si sono confusi e fusi assieme. Di che ci stupiamo, dunque? Scandalizzarsi è altrettanto banale quanto il ricamarci su. L'enfatizzazione, che è propria del qualunquismo, ma anche del populismo, rimane fine a sè stessa e diventa mezzo e cassa di risonanza. Ma non proclamiamo una caccia alle streghe dal pulpito di una chiesa sconsacrata. La demagogia rappresenta una dei mali del nostro tempo, come la vuota retorica, che per certo non è quella dei filosofi ateniesi. E allora? E allora non inventiamoci tragedie su espressioni equivoche o difformità interpretative. Grillo non sarà un "primus inter pares" nella politica, ma di certo lo è nella satira.