PALERMO- Potrebbe dover ricominciare da capo il processo ai presunti estorsori dello chef Natale Giunta. Giovanni Castronovo e Nicolò Riccobene, avvocati di Giovanni Rao, uno degli imputati, hanno presentato istanza di ricusazione del collegio. Secondo i legal, i giudici, pronunciandosi sulla revoca delle misure cautelari avanzata dalla difesa, hanno "manifestato indebitamente il proprio convincimento sui fatti oggetto dell'imputazione". In particolare, nell'ordinanza di rigetto il collegio ha scritto "nella prospettiva di un'irroganda sanzione commisurata all'estrema gravità del fatto".
Intanto, nell'udienza del 17 hanno deposto gli imputati che hanno respinto le accuse, attaccando la versione data dallo chef che ha raccontato i dettagli delle richieste pervenute a marzo 2012. "Sono stato contattato da Lucchese - ha raccontato nella scorsa udienza il cuoco - che conoscevo perché si occupava del noleggio delle auto per i matrimoni. Fu lui a farmi parlare con Rao e Ciresi che mi hanno intimato di mettermi 'a posto': la richiesta era di duemila euro a Pasqua e a Natale, la somma che serviva per 'sostenere' le famiglie dei detenuti". Lucchese e Rao hanno contestato la versione di Giunta. Rao ha ribadito l'incongruità della descrizione fornita da Giunta che aveva palato di lui come un uomo di circa 40 anni, statura bassa, capelli scuri, corporatura media. "Io sono alto 1,76 - ha detto Rao - E poi si vede che mi mancano tre denti, sono strabico e non ho una falange della mano. Io non c'entro niente, non ho mai fatto queste cose. Non conosco Giunta e poi non mi muovo mai dal mercato di Ballarò". Gli avvocati, proprio per verificare eventuali movimenti dell'imputato, hanno chiesto al Tribunale di poter ottenere i dati sulle celle intercettate dal telefonino di Rao il giorno in cui ci sarebbe stata la tentata estorsione. Il processo è stato rinviato al 23 gennaio, mentre la decisione sulla ricusazione arriverà il 30.
(Fonte ANSA)
© RIPRODUZIONE RISERVATA