Dopo due forfait per impegni istituzionali e la contestazione da parte del suo difensore Nicolò Ghedini, sull'incompetenza della Procura di Palermo sull'indagine, Silvio Berlusconi alla fine è stato sentito dai pm di Palermo come testimone, in merito all'indagine sulla presunta estorsione compiuta dal senatore Marcello Dell'Utri ai suoi danni.
E' stato ascoltato per circa tre ore, in una caserma della Guardia di Finanza in via dell'Olmata a Roma, accompagnato dai suoi legali Niccolò Ghedini e Luigi Longo che in una nota diffusa alla stampa hanno scritto "Il presidente Berlusconi - scrivono in una nota - ha chiarito compiutamente tutti gli aspetti della vicenda ".L'accusa contestata a Dell'utri è quella di estorsione nei confronti dell'ex premier Silvio Berlusconi dal quale, nell'arco di dici anni si sarebbe fatto versare somme che ammontano a più di 40 milioni, fondi disposti sottoforma di prestiti ed esborsi. Un'inchiesta che è in qualche modo legata al filone relativo alla trattativa stato – mafia. Quei soldi servirono per "comprare" il silenzio di Dell'Utri su rapporti di Berlusconi con ambienti mafiosi? Erano somme che il senatore doveva "girare" alle cosche mafiose? L'indagine mira ad accertare (anche) questo. L'inchiesta dunque si riallaccia al filone centrale che coinvolge mafiosi, politici, alti esponenti delle forze dell'ordine, ministri, 12 in tutto, per cui è stato richiesto il rinvio a giudizio.
I Pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene non sarebbero stati d'accordo a spostarsi a Roma e pare che il procuratore Francesco Messineo, abbia quindi scelto di portare all'interrogatorio l'aggiunto Antonio Ingroia e Lia Sava. E così è stato.