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Bruna Masi per Balarm intervista Padre Pino Puglisi...

Pino PuglisiNell'ultimo numero del mensile Balarm, già in edicola, Bruna Masi intervista un caro amico di famiglia Padre Pino Puglisi, conosciuto col soprannome di 3P (Padre Pino Puglisi) era un sacerdote coraggioso, sottraeva i bambini alla strada, li sottraeva al reclutamento della mafia nel rione Brancaccio, alle porte di Palermo.

Protettore dell’infanzia fu giudicato fastidioso dai Boss, intralciava il reclutamento dei giovani, voleva dare una nuova anima al quartiere “abbandonato”. Ucciso su ordine dei boss Graviano il 15 settembre 1993, è il primo martire di mafia riconosciuto ufficialmente dalla chiesa cattolica. Sarà beato il prossimo 25 maggio, ma per noi che lo abbiamo conosciuto è già santo..

E’ lui che ha sposato i miei genitori piu’ di 42 anni fa ed è lui che, per me, è stato sino alla fine un vero e fedele amico. Sono felice di poterlo “incontrare” di nuovo per questa intervista.

Pino, ma ti vuoi fare ammazzare? Questa domanda mi risuona in testa da allora…da quando venisti a trovarci a casa nostra a Sferracavallo, sette giorni prima che ti uccidessero. E tu rispondesti col tuo solito sorriso: “Ma che dici? Non ti preoccupare, non mi ammazzano! Minimizzando come facevi sempre, ma in realtà sapevi bene di essere scomodo. Oggi vorrei farti la stessa domanda di allora. 3P, ma ti vuoi fare ammazzare?

Gli uomini vivono e muoiono, ma le loro opere restano. Vivere a Brancaccio è stata una mia precisa scelta, sapevo da tempo che sarei morto, ma l’amore per il mio quartiere, per i miei ragazzi era più forte di qualsiasi altra cosa.

Cosa pensi di Brancaccio, oggi?

Continua ad essere una borgata difficile, continuano a minacciare e distruggere. Rimangono ferite aperte che sembrano non rimarginabili, ma il seme è stato gettato e prima o poi, con l’aiuto della Provvidenza, darà i suoi frutti, ne sono certo.

Si, è vero, ma perderti è stato come perdere la bussola. Tu eri il nostro punto di riferimento, eri per noi, il vero sacerdote: semplice, umile, allegro, gioioso e divertente, sempre in mezzo ai giovani, eri una speranza per tutti. Moltissime cose sono ormai cambiate e si è perfino dimesso un Papa, te lo saresti mai immaginato? Oggi abbiamo un nuovo Papa, si chiama Francesco. Quando l’ho sentito parlare per la prima volta ai fedeli ho pensato a te…

Anche la Chiesa ha compreso la necessità di un cambiamento reale e profondo. Papa Francesco dice: “Ecco il mio compito: camminare tra gli ultimi con i giovani…Insieme alla loro spiritualità troveremo la giusta sistemazione come è loro diritto”. Bisogna sempre puntare sui giovani perché loro sono il “Nuovo”, sono il vero cambiamento, e salvare anche uno solo di loro, equivale a salvarli tutti.

In questi ultimi vent’anni, da quando non sei più tra noi, la società è cambiata molto velocemente e il mondo vuole delle risposte, le aspetta.

Gesù parlava di Amore con la “A” maiuscola, Amore che non discrimina, Amore che non giudica, Amore che accoglie, Amore che non è sofferenza, ma gioia e allegria…

Ora che sei beato cosa vorresti dire ai siciliani?

Niente di nuovo, quello che ho sempre pensato e detto. I siciliani hanno il vizio di pensare:”Io sono”, “Io appartengo”, perché ogni siciliano pensa di essere perfetto, ma non è così che funziona. Bisogna comunicare, dialogare, donare, amare.

Il 25 maggio sarai beatificato, per noi che ti abbiamo conosciuto e amato è una grande gioia.

Siamo tanti i Beati chiamati dalla Grazia del Signore per continuare la nostra missione sulla terra. Io ho solo scelto di essere un sacerdote e ho continuato il mio compito fino alla fine.

Un giorno tu dicesti: “Parliamone, spieghiamoci, vorrei conoscervi e sapere i motivi che vi spingono a ostacolare chi tenta di aiutare ed educare i vostri bambini alla legalità, al rispetto reciproco, ai valori della cultura e dello studio”. Hai trovato una risposta a questa tua domanda?

Dare ai bambini la conoscenza di sé e del mondo equivale a renderli liberi, a fare di loro dei cittadini consapevoli, attenti a ciò che li circonda e soprattutto in grado di guardare la realtà in modo critico, sapendo distinguere il bene dal male. Non è necessario credere in Dio per capire che il bene di tutti è anche il proprio bene. I bambini di Brancaccio questo non lo sanno, perché non viene loro insegnato. Nell’ambiente in cui crescono vige la legge del più forte, dove il gioco perverso consiste nel farti sentire “solo”, impotente e terrorizzato. Dove il potere mafioso è l’unica forma di potere e lo Stato e le Istituzioni sembrano assenti.

Cosa diresti ai giovani di oggi?

Il mio motto era: Si, ma verso dove? Qual è il senso della mia esistenza?

Chiedetevi: qual è il mio carisma?

Qual è il mio progetto di vita?

Dove sto andando?

Sto facendo del mio meglio?

Porsi le giuste domande facilita il cammino...parola di Padre Pino Puglisi!

Balarm

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